Ciò di cui si parla è una tematica quanto mai attuale ed implicante. Il famigerato “doppio lavoro” del dipendente pubblico nella società moderna e nella contingenza attuale. Troppo spesso ho personalmente visionato articoli pubblicati sovente da giornali a tiratura nazionale nei quali si evidenziava costantemente la dura presa di posizione

delle amministrazioni nel sanzionare pesantemente i dipendenti inottemperanti che esercitavano attività extraprofessionali non preventivamente autorizzate senza perlopiù adempiere ai dovuti dettami giuridici inerenti disposizioni fiscali e contributive.Purtroppo nel tempo, oltre le dovute e comprensibili prese di posizione ad ossequio del regime sanzionatorio, le amministrazioni non hanno pubblicizzato con la medesima intensità le norme e le modalità relative alla possibilità di regolarizzare certe posizioni da parte del dipendente. La norma giuridica, stilata a seguito di molteplici riforme, contenuta nell’art. 53 del decr. Leg.vo 165/2001, recita: “I dipendenti pubblici non possono svolgere incarichi retribuiti che non siano stati conferiti o previamente autorizzati dall’amministrazione di appartenenza. L’autorizzazione per l’esercizio di attività extra vengono rilasciate dai rispettivi organi competenti secondo criteri oggettivi e predeterminati, che tengano conto della specifica professionalità, tali da escludere casi di incompatibilità, sia di diritto che di fatto, nell’interesse del buon andamento della pubblica amministrazione.”

Appare chiaro quanto negli anni la società si sia evoluta rispecchiando le contingenze attuali, considerando che il d.p.r. n. 3 del 1957, (statuto degli impiegati civili dello Stato dal quale sono stati estratti tutti i moderni regolamenti interni delle amministrazioni a statuto civili e a regime militare), vietava, al tempo, qualsiasi tipologia di attività extra.
Purtroppo, l’evoluzione normativa attuale, frutto di anni di sentenze e disposizioni dirette del Consiglio di Stato, ha da una parte aperto le branchie con favore alle attività extraprofessionali del pubblico dipendente, ma ha creato dall’altra un vuoto enorme. Considerazione: “le attività extra possono essere esercitate previa autorizzazione dell’amministrazione di appartenenza”, e fin qui nulla da eccepire. Ma il dipendente si domanda dove siano relegate le modalità di determinazione del tipo: a chi chiedere? Con quali modalità? Quali sono gli elementi oggettivi e predeterminati quanto mai fumosi ed inespressi che cita la normativa? Quali sono gli elementi che contraddistinguono con favore un’attività extra? Quali elementi primari possono aprire le porte al nulla-osta e quali possono invece spalancare l’abisso del diniego? Cos’è la disciplina delle incompatibilità di cui si parla tanto? Come delineare la compatibilità di un’attività extra? Esistono delle casistiche comuni alle quali fare riferimento con finalità didattiche per comprendere adeguatamente la struttura organizzativa del regime autorizzatorio? E ancora decine di altri quesiti…. Quesiti ai quali il dipendente non riesce a rispondere, nemmeno rivolgendosi all’ufficio di appartenenza od a soggetti professionalmente riconosciuti. Il risultato è più che mai eloquente e lo si legge nelle statistiche ufficiali. L’80% delle attività extraprofessionali dei pubblici dipendenti non sono autorizzate, ma esercitate “sotto banco”. Il dipendente pubblico, in assenza di dettami precisi, di sicurezza, di trasparenza pura e reale da parte della propria amministrazione, inesorabilmente si nasconde e nasconde la propria attività sotto gli aspetti dell’ordinamento e conseguentemente sotto gli aspetti prettamente fiscali e contributivi.
Ciò che si espone in queste righe non deve essere interpretato come un incitamento all’esercizio sfrenato di attività secondarie, ma bensì come uno stimolo ed un elogio alla regolarizzazione di certe attività e alla trasparenza pura nel rapporto tra le amministrazioni e il dipendente.
Una semplice guida per chi vuole regolarizzare la propria posizione.
Nel tempo il 90% dei dipendenti che si sono rivolti all’autore, sono dipendenti che già esercitano attività extraprofessionali..ma lo fanno “sotto banco” per paura di incorrere in sanzioni disciplinari.
Soggetti che vorrebbero regolarizzarsi, desidererebbero ricevere il dono della conoscenza, la consapevolezza della materia e pertanto ricercano una guida pratica, tecnica e morale.
A tal proposito, nel tempo, sono state promulgate molte norme amministrative inerenti la tematica. E’ inevitabile che non può essere divulgata una norma che possa soddisfare pienamente ogni singola amministrazione con il relativo status giuridico (sarebbero centinaia). Semplicemente è stato indicato alle varie amministrazioni di allinearsi, diffondere dettami specifici, uniformare quelle attività che per determinate specifiche, peculiarità, o connotati, rientrano in casistiche analoghe, con lo scopo di uniformare il più possibile le decisioni prese in casi similari.
Questo era e dovrebbe essere l’intendimento specifico che ogni amministrazione dovrebbe attuare e che era stato preventivamente sollecitato con la circolare n. 6 del 1997 emanata dal Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Funzione Pubblica.
Le amministrazioni non hanno adempiuto a tali direttive, lasciano i dipendenti nella completa oscurità, nel temibile ed oscuro anfratto del dubbio. Norme attuali contrapposte a leggi dell’ordinamento dei singoli corpi risalenti a decine di anni fa, tempi in cui le condizioni sociali ed economiche dei dipendenti ed il tenore di vita erano ben dissimili rispetto agli attuali. Si pensi al singolo stipendio di un dipendente che a quei tempi era sufficiente per offrire un’adeguata condizione sociale ed economica ad una famiglia monoreddito ben più numerosa di quelle attuali. E’ chiaro che il contesto sociale del 2011 è radicalmente variato.

La realtà è chiara e palese: il dipendente, che presagisce con molta intensità questa tematica, nel dubbio di un diniego da parte della propria amministrazione con tutte le dovute conseguenze, inesorabilmente si nasconde, nasconde la propria attività alla propria amministrazione e la nasconde sotto gli aspetti contributivi e fiscali. Tutto questo: per paura.
Nel tempo ho messo a disposizione la mia competenza a favore dei dipendenti delucidando loro la via della regolarità, comprendendo che più che direttive era necessaria una cura psicologica radicale. Pur comprovando personalmente certi spunti con precise normative e testimonianze dirette e documentate di altri dipendenti, mi scontravo giornalmente con una barriera invalicabile: la paura del dipendente che l’autorizzazione, per qualsivoglia astrusa motivazione, non venisse concessa. Una paura palpabile e purtroppo in alcuni casi verosimile. Una sorta di patologia recondita ed enigmatica che nei manuali “Prestazioni Occasionali” (edito da TGbook) e “Doppio lavoro” è stata definita “La sindrome del dipendente”.
Questa problematica di portata così cospicua, deve essere trattata con una condotta finalmente risoluta, almeno nel senso di offrire ai dipendenti un orientamento preciso, pertinente, inequivocabile e di formare non solo i dipendenti, ma anche le amministrazioni e gli operatori addetti alla trattazione delle istanze che spesso, vedendosi recapitare le richieste, non presentano un grado di cognizione tale da contrapporre un’adeguata e particolareggiata trattazione e competenza.
Per tali ragioni è necessaria una presa di posizione forte, non solo e sempre nella direzione di sanzionare i dipendenti che svolgono attività extra non autorizzate (fattispecie del tutto lecita e doverosa), ma anche nel senso di renderli edotti della possibilità di emergere e regolarizzarsi, fornendo direttive specifiche, trasparenti, univoche e soprattutto evolute, fresche ed attuali, rispettando l’evoluzione generazionale intercorsa negli anni e le condizioni sociali attuali.
Per tali motivazioni, nel tempo, ho creato portali di riferimento unici in Italia, due pubblicazioni di settore altamente specializzate dedicate ai pubblici dipendenti e alle amministrazioni stesse fornendo dettami operativi di ordinamento nonché fiscali e contributivi indispensabili per regolarizzare le attività extra. Ho creato un forum libero nel quale interagiscono ogni giorno centinaia di dipendenti pubblici fornendo quella fetta di trasparenza che il dipendente implacabilmente ricercava da anni.

di Massimiliano Acerra

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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