Atlasorbis ha incontrato il Dott. Domenico Russo, Primario dell’ Hospice San Marco di Latina, al quale sono state rivolte alcune domande sulla sua attività professionale di specialista in medicina palliativa.

Dott. Russo ci può illustrare in breve l’oggetto dell’attività da lei svolta?

Nel reparto da me diretto pratichiamo le cure c.d. palliative, rivolte a malati in fase terminale. Si tratta di persone affette da tumori o da altre patologie, non più suscettibili di guarigione e con un’aspettativa di vita di qualche mese. In Hospice disponiamo di dieci posti letto ma seguiamo a domicilio quotidianamente altri quaranta pazienti.

Ci dica in cosa consistono le cure palliative?

Le cure palliative sono il miglior trattamento disponibile per pazienti in fase terminale, senza prospettive di risolvere la propria patologia. L’obiettivo delle cure viene spostato dall’aggredire la malattia di base, al perseguimento del controllo dei sintomi e del raggiungimento della migliore qualità di vita possibile.

Tra i nostri compiti più rilevanti c’è la terapia del dolore, ma ogni sintomo che causa sofferenza al paziente merita attenzione e cerchiamo di controllarlo al meglio. Cerchiamo anche di prenderci cura, oltre che del malato, anche del suo contesto familiare che, ovviamente, ha bisogno di essere sostenuto in un passaggio così delicato. Ciò è particolarmente vero nell’assistenza domiciliare, in cui si cerca di rendere possibile la permanenza nel proprio ambiente familiare anche in condizioni di salute gravemente compromesse, offrendo assistenza e reperibilità quotidiana.

Oltre l’utilizzo dei farmaci, ci sono novità nella terapia del dolore?

La scienza ci mette oggi a disposizione un ampia gamma di farmaci antidolorifici, tanto che è possibile controllare in maniera non invasiva la stragrande maggioranza dei dolori che incontriamo.

Del tutto ultimamente è comparsa sulla scena anche una nuova terapia: la scrambler therapy. Solo da alcuni mesi è disponibile una macchina che attraverso stimolazioni delle fibre nervose deputate alla conduzione del dolore, può risolvere anche situazioni di dolore estremamente difficile da trattare.

Va detto con piacere che la macchina è frutto della ricerca italiana, è stata ideata e sviluppata dal Prof. Marineo, un Biofisico che collabora con l’Università di Tor Vergata, a Roma.

Come funziona questa macchina?

In pratica è una terapia elettroanalgesica eseguita attraverso l’applicazione di elettrodi sulla pelle, i quali trasmettono al sistema nervoso correnti elettriche di intensità molto bassa, che riproducono segnali naturali presenti nelle zone non dolorose.

Possiamo definirlo una sorta di inganno che consente di eliminare lo stato doloroso in maniera immediata e durevole. In effetti il dolore può anche risolversi definitivamente, in altri casi il beneficio può durare per molti mesi. Nel caso di neoplasie il trattamento viene prolungato, ripetendo l’applicazione ogni volta che si ripresenta il dolore.

La cura ha una durata di dieci giorni e il beneficio è immediato già dopo il primo trattamento. Non sono descritti effetti collaterali né tolleranza.

In che misura sono diffuse le macchine da lei menzionate?

Come le dicevo, siamo proprio all’inizio della diffusione: in Italia sono disponibili una diecina di macchine, negli Stati Uniti ce ne sono altre, in Europa siamo nella fase di lancio del prodotto.

Possono usufruire della Scrambler Therapy solo i pazienti dell’Hospice? E quali sono i costi per i pazienti?

La clinica, San Marco, ha acquistato la macchina ed ha deciso di offrire trattamenti gratuiti a proprie spese per pazienti dell’ Hospice, sia ricoverati sia domiciliari, viste le loro gravi condizioni.

I trattamenti di Scrambler therapy sono però offerti a livello ambulatoriale anche per altre tipologie di dolore cosiddetto “benigno”: nevralgie, dolori osteoarticolari, cervicalgie e lombalgie. Praticamente quasi tutte le patologie dolorose possono usufruirne. Le prestazioni per i pazienti ambulatoriali sono a pagamento ed il prezzo è simile a quello di altri trattamenti che vengono ad esempio effettuati in fisioterapia.

Ci sono effetti collaterali o controindicazioni nell’uso della macchina?

Nessun effetto collaterale, è solo opportuno evitare l’uso su pazienti portatori di pacemaker per motivi precauzionali.

La ringraziamo per l’intervista e per il contributo da lei fornito alla collettività.

A cura dei dott.ri Fabio Locurcio e Dorota Jaroszewicz

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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