La vera ragione di questi termini, ormai entrati nel linguaggio comune, non è tanto nei privilegi degli attuali parlamentari, ma nella nuova legge elettorale. Una, se non la vera regione, per definire la classe politica attuale con i termini di casta o, meglio ancora, di nuova aristocrazia, risiede in un’attenta riflessione sui meccanismi elettivi che l’hanno portata in Parlamento, tutto il resto, ad esempio i privilegi di cui godono, viene dopo. Questi parlamentari, infatti, sono il risultato del “peggiore meccanismo di formazione della rappresentanza che la Storia della Repubblica abbia mai conosciuto”.
Poco importa individuare le responsabilità politiche perchè sono generali: il centrodestra ha approvato la nuova legge elettorale nella scorsa legislatura, ma il centrosinistra l’ha usata e “abusata”, non facendo nulla per modificarla.Interessa piuttosto sottolineare come, al di là di varie lacune, voragini costituzionali prodotte da alcune norme in oggetto, si dimostri inadeguato il procedimento di denuncia presso l’Organo Supremo che dovrebbe tutelare proprio il dettato costituzionale. Si sa infatti che la questione di legittimità costituzionale di una legge o di un atto avente forza di legge va rilevata d’ufficio o sollevata da una delle parti nel corso di un giudizio e, se non ritenuta dal giudice manifestamente infondata, rimessa alla Corte Costituzionale per la decisione. Ma, al di fuori di questa ipotesi, le istanze, anche di singoli cittadini, rivolte ai Presidenti delle varie Corti, di Cassazione e di Appello, sollevando evidenti, motivate e circostanziate lesioni ad alcuni articoli della Costituzione da parte della nuova legge elettorale, sono rimaste…inascoltate. Il dubbio che la nostra democrazia sia da tempo bloccata, qualcuno ha detto incatenata, ha assunto i connotati di un’evidente quanto tragica certezza. La Corte Costituzionale è stata così privata del potere naturale di pronunciarsi compiutamente su una costruzione legislativa lesiva degli interessi fondanti la nostra civile convivenza e anche la possibilità che possa agire “motu proprio” sembra svanire di fronte alle supreme ragioni di questa politica o, piuttosto, di questi politici.
In particolare l’art. 67 Cost. che recita “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita la sua funzione senza vincolo di mandato”, di fatto, con la nuova legge, è stato abrogato. L’art. 51 Cost. , inoltre, prevede che tutti i cittadini, dell’uno e dell’altro sesso, possano accedere alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza. L’art. 58 Cost. recita, ancora, “i senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori”, mentre l’art. 48 Cost. afferma,” il diritto di voto non può essere limitato..”.
A fronte di questi principi, fondamento della nostra democrazia, il panorama offerto dal nuovo modello elettorale è sconsolante. La legge n. 270 del 21 dicembre 2005, infatti, prevedendo tra l’altro liste bloccate nell’ambito delle quali i candidati vengono eletti in ordine di precedenza, deciso dagli organi centrali dei vari partiti, senza permettere agli elettori alcuna preferenza, accredita il potere oligarchico di alcuni e priva il popolo (sovrano?) della libertà di scegliere liberamente i propri rappresentanti. E’quanto meno originale l’espediente che tutti i partiti avrebbero ingegnosamente costruito per superare qualsiasi possibile vizio di incostituzionalità: la firma di tutti i candidati di un’accettazione del numero progressivo della loro presenza nella lista, riconoscendo di fatto l’esistenza di evidenti condizioni di disuguaglianza e cautelandosi così da eventuali ricorsi dei non eletti. Si tratta non solo di un’evidente ammissione d’incostituzionalità dei diretti interessati, ma di un atto antigiuridico perchè riguarda la disponibilità di diritti sanciti dalla Costituzione, un patto anticostituzionale e quindi nullo: disporre del diritto a condizioni di uguaglianza è assolutamente improponibile.
Si può allora argomentare che il momento qualificante del voto non è più quello dell’apposizione della scheda nell’urna, ma l’atto di presentazione delle liste bloccate che avviene prima del voto, ideate e realizzate nelle segrete stanze dei partiti, prigionieri delle loro logiche, ormai lontane dalla gente e dalle esigenze concrete della società.
In tale contesto si è avviata la nuova legislatura, non tanto in termini incerti dal punto di vista dei due poli contrapposti, divisi da un pugno di voti ma uniti nel mantenere una situazione di fatto che fa comodo a tutti, quanto assolutamente contrari ai fondamenti stessi della nostra democrazia.
Questo significa il riferimento autentico ai termini di casta e di nuova aristocrazia. Ed è fortemente criticabile la posizione di chi tenta , anche di recente attraverso un uso personale e strumentale della grande informazione e dei mass media, di colpevolizzare se non criminalizzare qualsiasi voce che si alza, forte e chiara, per delegittimare non la politica, sale della democrazia, ma questa classe politica.
Queste voci, infatti, al di là di eccessi che devono essere censurati, hanno la forza, ancor prima della ragione, della Costituzione, fondamento stesso del nostro vivere civile: spegnerle o far finta di niente sarebbe un vero e proprio delitto contro la nostra libertà e contro i nostri Padri Costituenti.
Massimo SANTUCCI