Poche cifre che chiudono nel sangue il vecchio millennio e gettano un’ ombra di terrore sul nuovo. Un evento di una tale portata diventa difficile consegnarlo definitivamente alla storia chiuso com’è in un destino di triste immortalità. Immortalità che fonde verità e leggenda, tesi ufficiali e non ufficiali. Le Twin Towers erano, insieme alla Grande Muraglia e alla piramidi di Giza, una delle opere architettoniche più grandiose dell’uomo. Fulgido esempio della tecnica e del progresso erano state concepite dalla mente dell’architetto Yamasaki Minoru come piccole città in miniatura. Centro economico e Simbolo dell’occidente, erano capaci di sopportare tempeste, terremoti e uragani, ma non la più sanguinaria ferocia umana.
Oggi a molti anni da una delle tragedie più terribili che la storia ricordi, tutti noi abbiamo impressa a fuoco nella nostra memoria l’immagine di quei due aerei che scompaiono nelle twin towers in una nuvola di fuoco.
La versione ufficiale spiega che quella mattina 4 aerei passeggeri furono dirottati da 19 terroristi arabi armati di taglierini per farli schiantare contro le torri, il Pentagono e la Casa Bianca.
I primi 2 causarono l’impatto e il conseguente incendio che liquefece la struttura di supporto delle due torri provocandone il crollo. Tralasciando con decisione il negazionismo esasperato della chiesa sulle cause della vicenda, si può sicuramente affermare che ad un attento esame critico tale versione presenta delle lacune e suscita dubbi. Il primo: sembra strano, per usare un eufemismo, che i terroristi Mohammed Atta, Marwanal Al-Shehhi e Hani Hanjour dopo poche lezioni di volo nei cieli americani su piccoli aerei, i cessna, fossero in grado di pilotare dei Boeing e dirigerli con precisione chirurgica verso l’obbiettivo designato; dubbio, questo, palesato dai loro stessi istruttori.
Il secondo: è assurdo pensare che uomini armati di taglierini mettano fuori combattimento piloti che tra di loro annoverano ex militari, i quali non tentano, secondo le fonti ufficiali, la benchè minima reazione (ma dove era finito il loro istinto di sopravvivenza?).
Terzo: perchè mai le forze armate americane responsabili dello spazio aereo non reagirono alla presenza quantomeno insolita di un boeing in una zona non autorizzata e nemmeno dopo il primo impatto corsero ai ripari?
Quarto ed ultimo dubbio: si pensa che il crollo delle torri sia stato causato dall’incendio del carburante degli aerei che ha fuso la struttura portante in acciaio. A tal riguardo, occorre dire, in primo luogo, che, secondo molti esperti, il carburante bruciò quasi interamente dopo l’impatto e, comunque, nei primi dieci minuti dopo di esso. Inoltre, per raggiungere le alte temperature necessarie alla fusione della struttura, sarebbe occorso molto più fuoco di quello causato nello scontro, ma dalle torri fuoriusciva più fumo nero che fiamme. Peraltro, anche avallando la tesi della fusione, è comunque poco plausibile un collasso così simmetrico degli edifici senza ipotizzare una demolizione “controllata”.
Tesi che collidono, domande che non troveranno mai risposta, versioni che si rincorrono e che combaciano solo sull’enorme prezzo di vite pagato dalla più grande potenza del mondo, messa in ginocchio da un manipolo di fanatici figli di un’ ideologia malata.
11/9/2001, una data che tutti vorremmo dimenticare, ma che non dobbiamo gettare nell’oblio, perché ci ricorda, insieme ai campi di concentramento e alle guerre, quanto è sottile il confine tra l’uomo e la bestia e quanto diventa sempre più facile valicarlo.
Dr. Marino D’Amore