Un tempo non molto lontano, un muro eretto nella nottata del tredici agosto 1961, per ventotto anni ha diviso il Mondo, fino al nove novembre 1989, estendendo la sua influenza ben aldilà della città di Berlino e del Checkpoint Charlie. Le vite di milioni di uomini, i concetti di libertà e democrazia, la politica internazionale e le diplomazie, l’intelligence, che in quegli anni si chiamava spionaggio e controspionaggio, sono state condizionate dall’esistenza di quei chilometri di cemento, filo spinato e torrette per la vigilanza armata.

Le vite di milioni di uomini, i concetti di libertà e democrazia, la politica internazionale e le diplomazie, l’intelligence, che in quegli anni si chiamava spionaggio e controspionaggio, sono state condizionate dall’esistenza di quei chilometri di cemento, filo spinato e torrette per la vigilanza armata. Gli effetti concreti di quella scelta pilotata che spinse le Autorità della DDR – Deutsche Demokratische Republik – a realizzare lo sbarramento strumentalmente definito Antifaschistischer Schutzwall – Barriera di protezione Antifascista – si estesero ben oltre la Germania e l’Europa, determinando aree d’influenza geopolitica che riguardarono l’Africa, l’Asia, il Medio Oriente e l’America meridionale, con i due attori principali, Stati Uniti ed URSS, a contendersi il potere e la supremazia.

Erano gli anni della così detta Guerra Fredda, che non risparmiò niente e nessuno, tanto da ripercuotersi su un’infinità d’aspetti, tra i quali il confronto tecnologico e sportivo.

La conquista dello spazio rientrò a pieno titolo nella lotta tra i due blocchi contrapposti, così come i giochi olimpici furono per decenni teatro di competizione per affermare il primato di uno dei due stili di vita, mentre la Cina maoista ancora stentava a decollare.

L’URSS vinse le battaglie iniziali per il predominio dello spazio: il quattro ottobre 1957 lanciò lo Sputnik 1, primo satellite artificiale a ruotare intorno alla Terra. Suoi furono pure i primati per il primo essere vivente nello spazio, la cagnetta Laika a bordo dello Sputnik 2, sempre nel 1957, e per l’uomo nello spazio, il cosmonauta Yuri Gagarin, che poté osservare la Terra dalla navicella Vostok 1. Un’altra affermazione importante, specialmente dal punto di vista propagandistico, venne raggiunta con la missione della prima donna astronauta, Valentina Vladimirovna Tereškova, a bordo della Vostok 6, il sedici giugno 1963.

Gli americani non rimasero insensibili al problema, che trascendeva dall’esplorazione dello spazio e venne percepito come una sconfitta sui piani tecno-scientifico e politico-militare, consegnando all’URSS una supremazia tecnologica e balistica in grado d’insidiare la tranquillità dello stesso territorio statunitense. Per far fronte alle esigenze emergenti, il ventinove luglio 1958, il presidente Eisenhower istituì la NASA ed i successi non si fecero attendere, con il volo dell’Explorer, il trentuno dicembre 1958, e, successivamente, quello degli astronauti Alan Shepard e John Glenn. Soprattutto, gli Stati Uniti vinsero la corsa verso la Luna ed il ventuno luglio 1969 circa mezzo miliardo di telespettatori sparsi in tutto il Mondo osservò i primi passi dell’astronauta Neil Armstrong sul suolo lunare, mentre affermava: “one small step for man, a giant leap for mankind – un piccolo passo per un uomo, un balzo gigante per l’umanità –”.

Sempre in quegli anni, i confronti sportivi rivestivano le stesse caratteristiche di qualunque altra contesa politica e gli atleti si trasformavano in strumenti per ribadire capacità organizzativa, disciplina sociale, possibilità di vittorie.

Le atlete della DDR erano frutto di esperimenti di laboratorio i cui effetti nefasti ancora oggi dovrebbero essere analizzati con attenzione e la rincorsa alle medaglie rappresentava una piccola guerra a distanza, con gli agenti della sicurezza delle delegazioni dell’URSS e dei suoi Paesi satelliti attenti a che nessuno dei loro atleti defezionasse, scegliendo quelle occasioni per conquistare la libertà più che un titolo olimpico.

Oggigiorno, del muro rimane qualche traccia confusa tra i palazzi d’una Berlino rinata a nuova vita e Checkpoint Charlie è stato rimosso, mentre gli agenti segreti che hanno vissuto in prima linea quegli anni speciali convivono con i ricordi delle imprese che non possono essere rivelate e che hanno caratterizzato la Guerra Fredda, della quale più d’uno ha nostalgia.

Il confronto, però, non s’è esaurito, tant’è che oggi come all’ora l’esplorazione spaziale ed i giochi olimpici rimangono terreno di scontro e di confronto tecnologico e sociale, con un altro attore che ha irrotto nello scenario: la Cina, ovverosia la Repubblica Popolare Cinese.

D’altronde, la ricerca e la spinta tecnologica sono maggiori se sussiste un obiettivo, così come in qualunque altro scenario, ed anche lo sport si trasforma in un terreno di competizione che travalica l’importanza dei primati mondiali e del medagliere. Vincere vuol dire ribadire l’asserita bontà d’un modello sociale e d’intervento statuale, che, attualmente, per i cinesi riveste grande importanza, così come lo era fino a qualche decennio fa per cubani e russi ed ancor prima, nel 1936, durante i giochi olimpici di Berlino, lo divenne con l’affermazione di Jesse Owens, atleta statunitense, che pose un limite ai sogni di gloria sportiva della Germania nazista.

Durante questi ultimi giochi olimpici londinesi, il medagliere più importante è conteso da USA e Cina, mentre la Russia e Cuba non sono più in grado di ruggire come un tempo. Proprio mentre gli atleti di tutto il Mondo si confrontavano nelle varie discipline, gli Stati Uniti hanno ribadito la loro egemonia tecnologica con il successo nell’esplorazione del pianeta Marte, sul cui suolo, dopo otto mesi e mezzo di viaggio interplanetario, s’è posato il modulo Curiosity, che esplorerà quel mondo lontano ed invierà riprese fotografiche del pianeta rosso.

Non si tratta solamente d’un successo in campo tecnologico e scientifico, né d’un primato da registrare e tramandare ai posteri, ma è un modo inequivocabile per affermare la supremazia e l’autorevole presenza in un settore strategico, dove i cinesi intendono muovere a breve i primi passi con l’ambizione di raggiungere la Luna.

Maurizio Carboni – Vittorfranco Pisano

Docenti

Dipartimento di Scienze Informative per la Sicurezza

U.P. UNINTESS – Università Internazionale di Scienze Sociali

Avatar

Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

Lascia un commento