Con la fine della Guerra Fredda e la caduta dell’Unione Sovietica, un nuovo ordine mondiale è emerso, ordine in cui le relazioni tra i paesi del Nord e del Sud del Mediterraneo hanno cominciato ad occupare un ruolo importante sulla scena politica internazionale. Lo scoppio della Guerra del Golfo, il conflitto in Medio Oriente e l’avvio del processo di pace, le crisi che alcuni dei paesi del Sud del Mediterraneo stavano attraversando a livello politico, economico e sociale agli inizi degli anni ’90, hanno messo in luce non solo l’esistenza di concrete minacce per la sicurezza europea provenienti da paesi limitrofi, ma anche la necessità da parte dell’Unione Europea di formulare una politica estera comune e di sicurezza nel bacino del Mediterraneo. La conferenza di Barcellona (Novembre 1995) e la creazione del Partenariato Euro-mediterraneo rappresentano il primo tentativo di creare nuovi rapporti di equilibrio e di cooperazione con i paesi del litorale meridionale e di definire un’area di sicurezza nella regione attraverso integrazione socio-culturale e soprattutto sviluppo economico dei paesi dell’altra sponda del Mediterraneo, escludendo volutamente qualsiasi aspetto militare.

Infatti non sono i rischi militari, ma il deterioramento delle condizioni socio-economiche, la mancanza di sviluppo e il crescente divario tra i paesi del Nord e del Sud a rendere i paesi del litorale meridionale potenziali nemici per la sicurezza europea. La creazione del Partenariato rappresenta la volontà dei paesi dell’Unione Europea di instaurare una politica di dialogo nel Mediterraneo, basata su mutua fiducia tra i paesi del Nord e del Sud. Il Partenariato non si dimostra, comunque, in grado di definire una comune area di sicurezza ed integrazione socio-culturale nel bacino del Mediterraneo, soprattutto perché incapace di mediare e trovare una comunanza di valori comuni nel calderone di diverse culture, tradizioni, religioni e sistemi politici presenti nell’area euro-mediterranea. Tali mancanze si vanno a riflettere a livello decisionale del Partenariato, dove i paesi membri dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica elaborano linee politiche finalizzate all’integrazione, alla cooperazione e alla sicurezza mediterranea, mentre i paesi del litorale meridionale giocano un ruolo passivo. Sono essenzialmente spettatori su cui il Nord cerca di imporre il suo modello politico. Pur essendo un potenziale strumento di dialogo, il Partenariato ha di fatto promosso un sistema con l’Unione Europea come suo leader.

Gli attacchi dell’11 Settembre e gli attentati di Madrid e Londra hanno portato ancora di più in superficie il fragile compromesso su cui si basava il Pem e le debolezze delle relazioni euro-mediterranee. Tali avvenimenti hanno evidenziato la complessità delle dinamiche politiche e di sicurezza della regione. Infatti l’emergere dell’Islamismo radicale ha rimarcato il concetto identitario di ‘noi’ e ‘loro’, di ‘Islam’ ed ‘Occidente’, e mostrato la complessità del quadro geopolitico della regione. In seguito agli attacchi terroristici, i singoli paesi dell’Unione Europea si trovano ad implementare una politica di ‘securitization’ a livello domestico, avviare trattative bilaterali con i paesi del Maghreb e del Medio Oriente; mentre l’Unione Europea come entità sovranazionale deve ricercare e promuovere una politica di dialogo con i rappresentanti dell’Islam, ormai associato dalla società politica e civile europea al fondamentalismo islamico; cooperare con gli stati del Maghreb per far fronte al islamismo radicale e contemporaneamente avviare un processo di confidence-building, che rafforzi i rapporti di fiducia e sicurezza tra Nord e Sud del Mediterraneo. Al fine di raggiungere tali obiettivi, nel Marzo 2003 l’Unione Europea rilancia una politica di cooperazione nota come Politica Europea di Vicinato (Pev). Tale necessità è dovuta a due ragioni: il fallimento del Partenariato Euro-Mediterraneo e l’allargamento dell’Unione Europea, che comporta un suo accrescimento di influenza non solo sul continente ma anche nei rapporti di sicurezza euro-mediterranei. Se, come Barcellona, la Politica di Vicinato si propone di creare un’area di sicurezza e cooperazione, integrazione e sviluppo economico e commerciale, i metodi promossi dal Pev sono differenti. Infatti i paesi del Nord del Mediterraneo non cercano più di imporre le loro linee politiche e i loro modelli sui paesi del litorale meridionale, ma insieme si propongono di identificare possibili aree di cooperazione per promuovere una comune politica di sicurezza, che non si focalizzi solo su come fronteggiare la minaccia posta dal terrorismo, ma che promuova un flusso di capitale tra Nord e Sud del Mediterraneo e pertanto favorisca scambi commerciali ed economici. Se Barcellona si era ridotta ad affrontare le minacce poste dall’Islamismo radicale, con la Politica Europea di Vicinato l’Unione Europea cerca di dare una differente impronta alle relazioni euro-mediterranee, che porti alla formulazione di una politica di sicurezza e cooperazione economica, politica e sociale, basata su valori comuni. La Politica di Vicinato si propone proprio di creare un’identità mediterranea, tenendo in considerazione le differenti esigenze dei singoli paesi, come le loro diverse culture e tradizioni.

Poiché la Politica di Vicinato non ha raggiunto i risultati sperati, recentemente sono state avanzate altre proposte per rilanciare le relazioni euro-mediterranee, come quella del Presidente francese Sarkozy, il quale, sin dalla sua campagna elettorale, ha suggerito la creazione di un’Unione Mediterranea, che coinvolga i paesi dell’Europa Meridionale (Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Cipro, Malta e Grecia) e i paesi del Maghreb. Tale iniziativa è stata riproposta il 5-6 Novembre 2007 a Lisbona in occasione della IX Conferenza Ministeriale Euromediterranea dove i ministri degli stati membri dell’Unione Europea hanno ribadito i principi di Barcellona e riaffermato il loro impegno nel perseguirne gli obiettivi. Per il 2008 i paesi membri dell’Unione Europea si impegnano nel promuovere una comune area di pace e stabilità nel Mediterraneo, la creazione di un’area di prosperità condivisa da paesi del Nord e del Sud, lo sviluppo delle risorse umane e una maggiore comprensione e scambio tra le diverse culture e le società civili della regione.

Dalla caduta del muro di Berlino le relazione euro-mediterranee hanno giocato un ruolo importante nelle relazioni internazionali. Gli attacchi dell’11 Settembre e gli attentati di Londra e Madrid hanno reso la ricerca di cooperazione e la formulazione di una politica di sicurezza tra Unione Europea e paesi dell’altra sponda del Mediterraneo ancora più difficile. Come la creazione del Pev e la recente conferenza di Lisbona dimostrano, i rapporti euro-mediterranei devono essere continuamente rafforzati sia a livello politico che economico, per rafforzare una cooperazione regionale tra Unione Europea e paesi dell’altra sponda del Mediterraneo.

Prof. Karim Mezran

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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