Ma è tutta colpa del dipendente indisciplinato?

SECONDA PARTE.

Nella 1° parte di questo articolo, uno specifico sondaggio evidenziava che il “doppio lavoro” sommerso dei pubblici dipendenti scaturisce troppo sovente a causa di normative poco chiare,

eccessivamente nebulose che non chiarificano appieno la tematica e soprattutto le modalità tecniche e operative di regolarizzazione ma lasciano il dipendente nella piena oscurità, totalmente rimesso alla discrezionalità di soggetti preposti alla trattazione delle istanze senza appigli concreti o casistiche e giurisprudenza di settore. E’ chiaro che in certe condizioni esiste la concreta tendenza ad esercitare le attività extraistituzionali “sotto banco”.

Ma, in questo contesto. è utile evidenziare un altro fattore: il dipendente pubblico in cerca di effettivi e concreti orientamenti tecnici di regolarizzazione, in mancanza di norme chiarificatrici concrete, inevitabilmente si rivolge in primis alla propria amministrazione richiedendo nozioni e modalità per regolarizzare la propria posizione. Materialmente richiede nozioni proprio all’ente che rilascia i nulla osta il quale, chiaramente, DOVREBBE elargire chiare e inequivocabili cognizioni condite da casistiche concrete, modalità tecniche e operative e fondamenti di ordinamento nonché fiscali e contributive per una regolarizzazione totale del dipendente a 360°.

Appare chiaro che chi rilascia le autorizzazioni deve per primo avere piena cognizione della tematica, altrimenti ci retrocederemmo in un contesto abulico e inconsistente, in una condizione imbarazzante e scomoda.

Per tale ragione in uno specifico sondaggio lanciato sul portale specializzato www.doppiolavoro.com ho chiesto ai visitatori se la propria amministrazione, una volta che questi vi si rivolgono per ottenere risonanti nozioni di regolarizzazione, è effettivamente in grado di fornirle, oppure se ha poco chiara la materia o se per caso non sa minimamente trattare i quesiti.

Ancora una volta il responso è più che mai eloquente e deve far riflettere pesantemente le istituzioni. Il sondaggio tra l’altro ha avuto un riscontro davvero forte anche come numero di accessi e di risposte.
La domanda posta ai visitatori era la seguente:

“La tua amministrazione conosce le norme e sa orientarti su requisiti e modalità di esercizio delle attività extraprofessionali?”

Le risposte sono tutte orientate nella medesima direzione e sono eloquenti e significative:

Il 2 % risponde: la mia amministrazione conosce bene tutte le norme e sa orientarmi su tutto.

Il 0 % risponde: la mia amministrazione conosce solo la parte fiscale

Il 7,9 % risponde: la mia amministrazione conosce solo la parte dell’ordinamento

Il 12,9 % risponde: forse si, forse no, ma non conosce ne norme ne casistiche

Il 21,8 % risponde: la mia amministrazione conosce qualcosa vagamente, ma senza sicurezza

Il 55,4 % risponde: la mia amministrazione non sa dirmi proprio niente!

Appare chiaro quanto un dipendente attorniato da normative fumose e poco chiare che non favoriscono concretamente il raggiungimento della piena cognizione delle modalità di regolarizzazione, amalgamato con la competenza delle amministrazioni sulla tematica che da quanto lo stesso dipendente dichiara, appare quanto mai ridotto ad un contesto inadeguato e carente, comporti la conseguenza inevitabile del “doppio lavoro” sommerso.

Importante è comunque affermare che l’amministrazione ha comunque il legittimo onere di controllare e sanzionare gli eccessi e le inottemperanze dei propri dipendenti ed in merito a tale contingenza appare che le normative relative al regime sanzionatorio siano, al contrario, ben percepite e padroneggiate. Sarebbe certo necessario che anche il contesto normativo relativo alla regolarizzazione delle attività extraistituzionali fosse padroneggiato con la medesima accortezza e perizia dalle amministrazioni. Purtroppo una tale condizione non appare al momento concretizzarsi.

Un ultimo fattore è utile evidenziare: il fatto che il pubblico dipendente non conosca le normative di settore e non sia adeguatamente e personalmente preparato è un fatto grave. Ma la circostanza che l’amministrazione, che ha il preciso onere di applicare le direttive e i regolamenti e di rilasciare le relative autorizzazioni rispettando le normative di settore, non sia adeguatamente preparata e competente… E’ UN FATTO GRAVISSIMO.

Per questo motivo concludo questi due articoli con la medesima domanda che ne contraddistingue il titolo: MA E’ DAVVERO TUTTA COLPA DEL DIPENDENTE?
A chi di dovere l’ardua risposta.

Massimiliano Acerra.

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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