Il sottoporsi a diete più o meno drastiche per eliminare un serio problema di obesità o solo un sovrappeso o una più temibile sindrome bulimica è uno dei sacrifici più temuti in tempi moderni, in misura paragonabile alle opposte conseguenze delle carestie di altri tempi. Per una sorta di legge del contrappasso lo sfrenato piacere del cibo e del bere porta inevitabilmente l’individuo a una crisi legata al proprio stato di salute, ad una insopportabile immagine di se stessi, ad un rapporto di amore-odio con l’alimentazione, spesso alla frustrazione di non riuscire a compiere i dovuti sacrifici a tavola con la necessaria costanza. Allora è più giusto recarsi da un nutrizionista e dedicargli il massimo della fiducia oppure optare per il fai-da-te dietologico magari con l’aiuto di un articolo della rivista preferita oppure fare riferimento all’antica massima “mangiare tutto, mangiare meno”? Di sicuro c’è qualcosa che non andrebbe perso d’occhio, si tratta di un’invenzione del tutto americana.

Nel 1992 venne disegnata per la prima volta la “piramide alimentare”, il disegno geometrico con le stratificazioni di gruppi di alimenti, partendo dalla base con i cibi più sani e meno calorici fino ad arrivare al vertice in cui sono descritti quelli più fortemente anabolici ed ingrassanti. Tale piramide, rivista nel 2005, si fonda sull’evidenza che l’attuale alimentazione in Usa favorisce l’insorgenza di malattie su base metabolica (diabete, obesità, cardiovasculopatie), ma reca l’errore fondamentale di porre sullo stesso piano tutti i tipi di proteine.

In realtà sono state create altre piramidi partendo dalle tradizioni culinarie locali, tratte perciò dalle realtà alimentari di Paesi in cui l’età media e la stimata speranza di sopravvivenza sono molto alte. Ecco perciò le piramidi asiatica, latina e mediterranea. In particolare nell’isola di Creta il grande uso di legumi, cereali, frutta, verdura e olio di oliva, oltre a latticini e pesce, rappresenta un evidente caso di abitudini alimentari con effetto protettivo, visto che statisticamente quella popolazione vive meglio e di più di tante altre.

Molto recentemente, durante una conferenza del Centro Interuniversitario Internazionale di Studi sulle Culture Alimentari Mediterranee, si è proposto un nuovo schema (senza disegni), per adulti dai 18 ai 65 anni. Il messaggio principale che ne deriva è la spinta ad assumere soprattutto prodotti di natura vegetale, ma anche all’attività fisica, alla convivialità, all’uso di cibi locali, stagionali e freschi.

Riassumendo, secondo l’esperienza scientifica relativa alle usanze dei popoli mediterranei, gli alimenti da consumare giornalmente sono cereali, frutta, verdura, legumi, noci e con poca più moderazione latticini e olio di oliva; naturalmente le spezie e le erbe (aglio, cipolle, rosmarino, eccetera) andrebbero usate per ridurre il sale. Da mangiare per poche volte alla settimana rientrano pesce, pollame, uova, dolci, mentre la carne rossa va riservata a qualche occasione durante il mese (quattro-cinque volte). L’acqua rimane formidabile e fondamentale. Il vino è anche consigliabile se bevuto con moderazione.

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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