Intervista ad Antonello Avallone

I Suoi sono sempre ruoli molto impegnativi. A quali personaggi illustri del teatro italiano si ispira?

In genere un attore è un cocktail di attori famosi. La riuscita del cocktail dipende dalle quantità e dagli abbinamenti. Credo che per quanto mi riguarda in me si possano intuire le parti: 1/7 di Rascel, 1/7 di Eduardo, 1/7 di Peppino, 1/7 di Totò, 1/7 di Groucho Marx, 2/7 di Allen.

Un’artista di teatro noto come Lei ha lavorato a fianco di attori di fama mondiale. Qual’è il personaggio più illustre con cui ha avuto l’onore di lavorare ?

Per scelta sono stato sempre un “lupo solitario”, “un autoritratto” come direbbe Peppino. Ho lavorato poco con nomi importanti: ricordo con piacere la mia esperienza con attori di Eduardo come Jole Fierro e Aldo Bufi Landi, con Franco Molè, Miranda Martino, grandi professionisti, ma non certo di fama mondiale.

Mi sono sempre confrontato, ho sempre messo in discussione e riflettuto sulle mie scelte. In questo mestiere bisogna essere sì umili, ma anche consapevoli delle proprie qualità, altrimenti l’umiltà diventa incapacità.

Dr. Avallone ci parli del Teatro dell’Angelo e di come giudica il dominio della televisione, delle fictions, sulla mente delle gente e come reagisce il teatro?

Dopo la felice esperienza del teatro dei Cocci durata 15 anni, il Teatro dell’Angelo costituisce per me una vera e propria scommessa. Gestire un teatro senza fondi istituzionali, lavorare quindi solo con il “botteghino” è quanto di più incosciente si possa fare. E’ sufficiente un blocco delle auto, una domenica ecologica, una partita importante ( e oggi sembrano tutte importanti), un giorno di pieno sole, un giorno di grande pioggia, per dare un buon motivo al pubblico di restare a casa, mentre le nostre spese corrono indipendentemente dagli eventi esterni. Perché allora investire tanti soldi in un attività del genere, non era meglio aprire un ristorante, una macelleria ? Succede che nella vita si abbia la necessità di vivere unicamente per un ideale: il mio è quello di creare, in alternativa a tanti spazi in cui a mio avviso si fa teatro inutile, di cattiva qualità o cabaret volgare spacciato per commedia, con sedicenti artisti che non contenti del successo(?) televisivo vogliono cimentarsi sulle tavole del palcoscenico, dove più nudi non si può essere e per loro fortuna non lo sanno, di creare, dicevo, uno spazio dove il teatro sia ancora un’ arte. Così abbiamo ospitato Lucia Poli, artista di grande raffinatezza, un duo di musicisti comici come Dosto&Yevskj, equilibristi delle note, un testo come L’ESLCUSA versione teatrale del primo romanzo di Pirandello, uno spettacolo di poesie di Ignazio Buttitta, tradotte e interpretate da Pino Caruso con accompagnamento di musica jazz, due testi di Manlio Santanelli, presidente onorario del nostro Teatro e autore tra l’altro del Pulcinella di Scaparro, E’ evidente che accanto a queste serate così esclusive, sono poi “costretto” ad inserire in cartellone testi di maggior richiamo, come possono essere i lavori di Eduardo, per poter incrementare le nostre entrate. Mi spiego meglio, è chiaro che amo molto Eduardo, ma la mia meta è quella di passare nel tempo a far “digerire” spettacoli sui Fratelli Marx o su Woody Allen, che sono stati miei cavalli di battaglia del passato e che sono spariti grazie alla televisione, spettacoli di drammaturgia contemporanea, che ho nel cassetto e che non oso ancora mettere in scena, non potendo attualmente rischiare oltre misura. Ho la convinzione che l’energia che esce dai nostri spettacoli, l’amore che ne traspare, la necessità di trasmettere l’emozione di un testo importante e certamente la professionalità che cerchiamo di incrementare giorno dopo giorno, possa farmi raggiungere delle vittorie nei confronti del “domestico mostro catodico”. Dei segnali molto positivi già sono apparsi in un orizzonte forse non lontano.

I giovani e il teatro… Il suo pensiero?

Sono un ex insegnante, sono scappato dalla scuola 16 anni fa perché volevo insegnare, ma non era necessario, in quanto le promozioni avvenivano indipendentemente dalla preparazione degli alunni. Sono stato vicino ai giovani per 20 anni, sono stato giovane insieme ai giovani, infatti ho cominciato ad insegnare a 21 anni a ragazzi di 18 anni. La scuola e quindi la cultura sono alla base dell’interesse per il teatro. La maggior parte dei giovani tra i 20 e i 30 anni, frequentano il teatro assistendo a spettacoli di volgare cabaret spacciati per commedie e non credo sia necessario fare esempi. Gli insegnanti tentano di avvicinare gli studenti al teatro ma spesso, per incapacità o per interesse, sbagliano gli spettacoli a cuiassistere. C’è molto pressapochismo in Italia e lo si vede in tutti i settori. Quando facciamo i nostri spettacoli mattutini io mi fermo sempre a parlare con i ragazzi e cerco di far capire loro che il teatro è uno dei pochi spettacoli dal vivo che sia rimasto, che non si può usare il telecomando, che la riuscita dello spettacolo dipende anche dagli spettatori. Quando su 300 ragazzi capisco di aver trasmesso questo concetto almeno ad uno di loro e soprattutto a qualche insegnante, penso sempre che una piccola speranza di formare un pubblico migliore ci sia ancora. E’ evidente che da queste parole appare molto pessimismo. Io lo definirei percezione della realtà. Quelli che possono ancora trasmettere qualcosa ai giovani è necessario che si impegnino fortemente, perché, se pur banale è il concetto, i giovani sono il pubblico di domani e se non facciamo niente, allora domani chi ci sarà in sala ?

Chi è Antonello Avallone…

Regista teatrale, attore di prosa, cinema e televisione. Laureato in matematica, direttore artistico del TEATRO dei COCCI di Roma dalla stagione teatrale 1993 – 94 alla stagione 2003-2004 e dalla stagione 2006-2007 direttore artistico del TEATRO DELL’ANGELO di Roma; fondatore nel 1983 della compagnia IL PUNTO, riconosciuta a tutt’oggi dal Ministero dei Beni Culturali, insegnante di teatro presso numerose scuole statali di Roma e provincia. Il grande consenso di critica e di pubblico arriva nel 1992 con la magistrale interpretazione di Woody Allen in “Io & Woody”, tratto dai monologhi comici del regista e attore newyorkese, che Avallone porta in scena con sempre crescente successo da 14 anni. Grazie a questo spettacolo ha partecipato per molte puntate a trasmissioni televisive come il MAURIZIO COSTANZO SHOW, altri programmi di CANALE 5, di RAIUNO, RAIDUE, DI RAITRE e ha prestato la voce al grande Woody in numerose interviste tra cui, l’ultima, quella in cui Allen è stato ospite di Enrico Mentana a MATRIX .

Il cinema non si è voluto ancora accorgere di lui!!!

intervista di G. Guerrisi.

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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