Un milione di infortuni sui luoghi di lavoro e 25.000 casi di malattia di accertata natura professionale. Questi sono i numeri di ciò che ogni anno si verifica in Italia, spesso nelle aziende con pochi o pochissimi dipendenti,

per lo più artigiane, proprio perché rappresentano il sei 95% di tutte le imprese nazionali. Se si pensa che sono 1300 i casi accidentali che portano al decesso, si tratta davvero di cifre impressionanti, se posti in relazione alla forza lavoro nazionale, senza calcolare i casi che sfuggono alle statistiche INAIL e ISPESL o perché non segnalati o perché in relazione a lavoratori irregolari.

Per migliorare la fase di controllo, al fine di intervenire con più incisività nei settori e nelle aree a rischio, è stato istituito dal 2002 un Sistema di sorveglianza nazionale sugli infortuni mortali sul lavoro, promosso dal Centro Nazionale per la

Prevenzione ed il Controllo delle Malattie. Sono preposti al progetto, coordinato dal Ministero della Salute, gli assessorati regionali alla Sanità, i Dipartimenti di prevenzione delle ASL, l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro, l’Istituto Nazionale per la Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, oltre all’interessamento delle Parti Sociali.

In generale i settori più a rischio per infortuni vanno identificati negli ambienti edilizi, nell’industria metalmeccanica, nei trasporti e nell’agricoltura. Comunque è nei primi che si registra il più alto numero di morti, soprattutto per cadute dall’alto.

Le malattie professionali sono quelle sofferte dai lavoratori che si trovano a contatto con stimoli nocivi per un periodo di tempo tale da poter produrre le specifiche patologie. Il problema non investe solo i datori di lavoro superficiali e indisponibili ai necessari rialzi dei costi per la prevenzione prevista dalla normativa, ma anche gli stessi lavoratori, troppo spesso inconsapevoli o scarsamente sollecitati riguardo i rischi legati alla salute. A titolo esemplificativo occorre ricordare che è a carico del lavoratore l’onere della dimostrazione del nesso causale tra l’attività svolta e la particolare forma morbosa di cui è affetto nell’ambito delle malattie non tabellate. Nonostante ciò, evidentemente qualche progresso si è fatto, visto che, mentre queste rappresentavano nel 2002 il 71% del totale, nel 2006 sono state l’ 83%. Attualmente, fra malattie tabellate e non tabellate, risultano più frequenti le ipoacusie, le tendiniti, le discopatie, la sindrome del tunnel carpale, le affezioni delle vie aeree, le dermatosi, mentre ancora sussistono asbestosi e silicosi; vi sono più di 1000 casi annuali di neoplasie professionali. Nell’ambito dei servizi prestati dalle forze di polizia, l’esposizione prolungata alle intemperie e al freddo umido, e le condizioni stressanti durante l’assunzione dei pasti, producono per lo più patologie legate all’apparato respiratorio ed a quello scheletrico da una parte, ed agli organi del tubo digerente dall’altra.

L’INAIL ha il compito istituzionale di fornire informazione, consulenza e assistenza a sostegno della piena attuazione della normativa vigente, a favore di tutte le imprese ed anche delle associazioni di categoria. Un progetto pilota, volto anche al contenimento dei costi sociali, è stato realizzato in Lombardia, a partire dal luglio 2009, per la formazione di 250 operatori e 350 mediatori culturali che possa rapportare meglio l’Ente con i lavoratori stranieri di ogni nazionalità.

Occorre anche tener presente che negli ultimi anni stiamo assistendo al cambiamento delle percentuali di impiego nei vari settori occupazionali, oltre alle attività assolutamente nuove. Inoltre le modificazioni degli orari di lavoro, degli stili di vita, delle caratteristiche produttive, della stessa sensibilità, individuale o di gruppo, sulle tematiche inerenti la sicurezza sul lavoro, ma anche l’insistenza dei media, stanno creando in Italia un approccio diverso al problema. L’auspicio è che tale l’approccio continui ad essere capace di incidere significativamente sulla cultura specifica di tutti gli appartenenti al mondo del lavoro.

Dr. Terenzio D’Alena

16/10/2010

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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