Per molti anni i Reali del Belgio hanno potuto contare sulle risorse provenienti dall’oltremare, particolarmente dal Congo, per tenere a posto i conti dello Stato. È quanto avvenne, in maniera più eclatante, in Portogallo, dove la fine dell’epoca coloniale portò anche al termine del regime di Salazar. Ma il Belgio ha una storia diversa: il Paese, all’epoca della Rivoluzione Industriale, era addirittura il più ricco d’Europa dopo il Regno Unito.

In seguito vi sono stati periodi altalenanti di benessere e crisi, in particolare nei primissimi anni ’80, quando il debito pubblico e la disoccupazione raggiunsero alte vette, finché il governo decide di ancorarsi monetariamente e finanziariamente alla Germania. Dal 2007 la crisi economica è davvero preoccupante e dal giugno 2009 il Paese è rimasto senza un governo in carica.

Ore il Re Alberto II ha tra le mani la patata bollente. Ma quali sono i veri guai all’origine del diffuso malcontento? Innanzitutto una classe politica incapace e spesso corrotta, supportata dai media, che disinteressandosi dei problemi comuni ha adoperato il proprio tempo con lo spendersi nel clientelismo, particolarmente verso i gruppi di riferimento, cioè i valloni francofoni (per lo più di sinistra), i fiamminghi (soprattutto conservatori), i germanofoni e gli abitanti di Bruxelles, i quali pur essendo i più ricchi soffrono di forte diffusa disoccupazione. Ma il grande male cronico del Belgio è la spesa pubblica, arrivata a livelli intollerabili, e non basta più la regione più produttiva, quella delle Fiandre, a rimpinguare le casse dello Stato.

Questa Nazione, che vive ancora nel ricordo dei fasti passati, è oggi inevitabilmente federalista, ma le spinte autonomiste (particolarmente da parte di fiamminghi) sono sempre più forti. Le fonti di ricchezza sono sempre l’estrazione del carbone, le industrie siderurgica, manifatturiera, alimentare, chimica, oltre all’agricoltura.

Nonostante la nazionalizzazione recente della più grande Banca nazionale, la Fortis, che poi è invece diventata proprietà della più grande BNP di Parigi, nel 2010 un leggero miglioramento del debito pubblico si è manifestato, ma spia del malumore autentico della gente è una recente corsa alla cittadinanza del Lussemburgo: il Granducato ha emanato una legge che consente l’ottenimento del passaporto a chi può dimostrare la presenza di cittadini lussemburghesi tra i propri avi, così migliaia di belgi dall’area di confine hanno avviato le pratiche relative, nella speranza di un lavoro più stabile e meglio retribuito.

01/06/2010

Dr. Terenzio D’Alena

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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