Il 6 gennaio scorso la Corea del Nord ha annunciato di aver eseguito un test con una bomba all’idrogeno. La notizia ha scosso la comunità internazionale, suscitando tuttavia un notevole scetticismo.
Analizzando la situazione un gesto del genere reca con sé molteplici significati che meritano attenzione. In primo luogo appare chiaro che l’annuncio, e la conseguente copertura mediatica che ha ricevuto, nascondano un messaggio di duplice natura: una nazionale e una internazionale. bomba-h
Il dittatore Kim Jong-Un ha voluto rafforzare, qualora ce ne fosse bisogno, la propria incontestabile leadership in patria e, al tempo stesso, dimostrare come la Corea del Nord sia un interlocutore credibile nei delicati equilibri dello scacchiere mondiale.
Gli analisti del settore mostrano seri dubbi sul fatto che il regime coreano sia realmente in possesso della tecnologia necessaria allo sviluppo operativo di una bomba all’idrogeno, nonostante i test nucleari eseguiti nel 2006 per cui fu sanzionato dalle Nazioni Unite. Occorre ricordare infatti che la bomba all’idrogeno rappresenta un’evoluzione della bomba atomica classica, quella che ha distrutto Hiroshima e Nagasaki per intenderci, che ne aumenta in maniera esponenziale il potenziale distruttivo. Attualmente le potenze “nucleari” che sono in grado di produrre la bomba H sono cinque: Stati Uniti, Russia, Francia, Regno Unito e Cina. Il Pakistan e l’India, ad esempio, sono molto più indietro nella ricerca e nello sviluppo in questo campo. La complessità della sua costruzione alimenta lo scetticismo, inoltre il Know-how tecnologico e industriale necessario alla costruzione di uno strumento di distruzione tale, come detto, non sembra essere in possesso della Corea del nord, solita a palesare pubblicamente abilità nucleari che in realtà non ha, trascinata da un turbine di populismo nazionalista e volontà di potenza. Tuttavia questa fotografia del momento attuale non preclude il fatto che il regime di Kim Jong-Un in futuro possa raggiungere l’obiettivo che si prefigge e che la minaccia, per ora solo manifestata, si concretizzi con tutte le conseguenze del caso.
Le sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Europa non rappresentano certo un deterrente per i tentativi di evoluzione nucleare del regime, dato che l’Occidente non intrattiene sostanzialmente relazioni commerciali con quest’ultimo. Un ruolo centrale, sanzionatorio e di prevenzione, dovrebbe svolgerlo la Cina, attraverso la mediazione e le sanzioni economiche, poiché vede minacciata la propria sicurezza nazionale e la pace in quella regione, s‘intenda in questo senso la Corea del Sud e il Giappone.
Tutto questo non appare però come un ostacolo alle mire del dittatore, anzi l’epilogo più probabile sembra essere quello di una reiterazione dei test che aumenti la credibilità e l’influenza internazionale del regime prima di sedersi a tavolo dei negoziati con Stati Uniti e Europa.
Ora più che mai ciò che appare necessario e inderogabile è tenere alto il livello di attenzione e tentare di porre un freno ad una situazione che può degenerare da un momento all’altro.
La storia e la guerra fredda ci hanno insegnato che non esiste pace più labile di quella che si regge sulla minaccia.
16/01/2016

Dott. Marino D’Amore
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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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