Di catastrofi ed incidenti stradali se ne sente parlare ogni giorno dai telegiornali e ormai quasi non ci facciamo più caso. Cittadini investiti sulle strisce pedonali, giovani in stato d’ebrezza che percorrono chilometri in autostrada contromano, tir che perdono il controllo…ma che fine fanno i pirati della strada? Sicuramente, ponendo questa domanda agli italiani che il 24 marzo scenderanno nelle piazze principali d’Italia, risponderanno come la vedova Marina Fontana, vedova di Roberto Cona, ucciso nel 2013 da un tir in autostrada. “La manifestazione si è resa necessaria dopo l’ennesima sentenza ingiusta della Cassazione che ha annullato la condanna a 21 anni, all’uomo che nel 2010 uccise 4 ragazzi francesi, guidando per 30 chilometri contromano e in stato di ubriachezza“. 

Davanti al Quirinale non ci sono slogan urlati, megafoni, striscioni aggressivi. Solo miniature delle foto delle vittime che parlano da sé e manifestanti silenziosi. Vittime di ogni età, di ogni categoria sociale. Vittime che erano state madri, figli, fratelli, amici.

Ciò che chiedono è che l’omicidio stradale inizi ad essere considerato come reato, provvedimento già approvato alla Camera ma che non sembra ricevere le dovute attenzioni dal Senato. E scendendo in piazza, i parenti delle vittime, cercano di far capire che un incidente stradale non è una spiacevole casualità, non è il fato a decidere chi sopravvive e chi no: Non sono stati uccisi dal destino ma dall’incuria e dall’indifferenza” come recitava l’unico striscione srotolato durante la manifestazione.

Il disegno di legge che designa ‘lesioni stradali’ ed ‘omicidio stradale’ viene preso nuovamente in considerazione specialmente in seguito ad un evento che negli ultimi giorni ha sconvolto la popolazione italiana: l’ennesimo quindicenne travolto ed ucciso da un Suv a Monza insieme alla madre, gravemente ferita. Sulla strada c’è distrazione, c’è tutto tranne che la cautela, la prudenza, il senso di responsabilità: sigaretta in una mano, telefono nell’altra; bambini senza cinture di sicurezza, autovetture non in regola, fari fulminati, velocità al di fuori dei limiti, sorpassi azzardati, precedenze non rispettate. Ormai nessuno dà più importanza alla sicurezza di se stessi e di chi ci circonda, convinti che le disgrazie accadano sempre agli altri. Un incidente stradale non è causato dal trovarsi nel momento sbagliato al posto sbagliato, ma dalla sregolatezza, dalla irresponsabilità, dalla maleducazione. Emblematiche le parole della vedova Marina Fontana:
Constatiamo che nella proposta approvata oggi ancora non ci siamo, mancano l’ergastolo della patente, manca la distrazione consapevole, come causa di omicidio stradale, se uccidi perché stai utilizzando il cellulare per mandare un sms, o un tablet per vedere un film sei consapevole e ti rendi colpevole di omicidio stradale”.

16/3/2015

Flavia Pollastrini

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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