Intervista esclusiva a Stewart Roberts Capo del FBI presso l’Ambasciata USA di Roma.L’avvento di internet ha indiscutiblilmente facilitato la vita delle persone.

Insieme all’accesso ad una informazione libera per tutti,
abbiamo pero’ osservato, nell’ultimo decennio, un crescente numero di crimini nel cyberspazio.
Gruppi terroristici e regimi oppressivi hanno a disposizione nuovi strumenti digitali contro la liberta’ individuale e sono pronti ad adoperarli. Occorre certamente essere consapevoli dei rischi ed essere pronti ad affrontarli, ricordando allo stesso tempo che una rete web soggetta a restrizioni non e’ la soluzione.
Attraverso la vigilanza e la cooperazione tra partner internazionali, si possono individuare standard globali per risolvere
questo e altri problemi. Ne parliamo con il rappresentante dell’FBI a Roma, Stewart Roberts.

D. – Sig. Roberts, in che modo e’ cambiata la sicurezza negli Stati
Uniti a partire dal 2001?
R. – Gli attacchi dell’11 settembre avevano senz’altro creato un senso di vulnerabilita’ negli Stati Uniti che non ha precedenti. Per proteggere i nostri cittadini e il mondo intero da altri possibili attacchi, le forze dell’ordine americane, insieme ai nostri partner a
livello internazionale, si sono alleate e hanno iniziato a condividere informazioni importanti in materia di sicurezza.
Grazie a tali
misure, oggi siamo piu’ in grado di individuare e coordinare soluzioni alle minacce transnazionali. In questi anni, gli Stati Uniti hanno introdotto numerose misure, dai controlli aeroportuali rafforzati, all’adeguamento dei processi di rilascio dei visti, all’attuazione di politiche di controllo piu’ rigorose, solo per citarne alcune.
Inoltre, credo sia importante tener presente che gli attacchi dell’11 settembre, cosi` come l`assalto all`impianto estrattivo in Algeria, non sono le uniche minacce. Quelle provenienti dal cyberspazio sono sempre piu’ problematiche e vanno da crimini come la frode a minacce piu’ gravi poste da alcuni attori, governi compresi. Tuttavia, la condivisione di informazioni tra le forze dell’ordine americane e i partner internazionali ha rappresentato il cambiamento piu’ importante, una svolta fondamentale per far fronte alle nuove minacce.

Intervista esclusiva a Stewart Roberts Capo del FBI presso l’Ambasciata USA di Roma.D. – L’FBI come si e’ riorganizzata per affrontare le minacce
provenienti dal cyberspazio?
R. – Per quanto riguarda la lotta ai crimini informatici, abbiamo raggiunto ottimi livelli, soprattutto negli ultimi 4-5 anni: abbiamo assunto agenti piu’ preparati a livello tecnologico, molti dei quali
sono specializzati nell’information technology. Queste persone, che hanno una formazione altamente tecnologica, le formiamo per essere agenti dell’FBI ed e’ piu’ efficace che istruire gli agenti gia`
operativi. Un`impostazione che ci mette in una posizione di vantaggio.
Abbiamo lavorato molto utilizzando tecniche investigative molto simili a quelle usate per contrastare i crimini piu’ tradizionali – operazioni clandestine, uso di testimoni e tecniche di sorveglianza
autorizzate.
Abbiamo fatto ricorso a queste stesse tattiche, testate nel tempo, e le abbiamo applicate per far fronte ai crimini informatici. Adesso siamo in grado di aprire una breccia nei network di questi criminali infiltrando nostri agenti.
Siamo riusciti anche a sviluppare partnership a livello internazionale. Internet e’ una rete globale e abbiamo bisogno di un network globale per sconfiggere i crimini informatici.

D. – Da dove provengono le minacce?
R. – Prevalentemente sono tre gli attori: gruppi criminali organizzati che minacciano in primo luogo il settore dei servizi
finanziari, e che stanno ampliando gli obiettivi dei loro attacchi; gruppi terroristici intenzionati a colpire il nostro Paese; paesi
sponsor, ossia governi interessati ad impossessarsi di informazioni sensibili, come la proprieta’ intellettuale o dati elaborate dalle
grandi imprese, oppure che vogliono nuocere noi e i nostri alleati.
Intervista esclusiva a Stewart Roberts Capo del FBI presso l’Ambasciata USA di Roma.D. – Attualmente in Italia vediamo che la criminalita’ ha dimensioni
globali. C’e’ il timore di attacchi terroristici e cybernetici
imprevedibli? Quando e come e’ possibile definire sicuro un paese?

R. – In primo luogo bisogna distinguere gli attacchi terroristici dai crimini informatici. Ci sono molti fattori che determinano un profilo di pericolo in un determinato paese. Il mio lavoro e’ proprio far
fronte a queste minacce. Vorrei sottolineare ancora una volta l’importanza della collaborazione internazionale, che e’ gia’ una realta’ e una prassi consolidata. In particular modo, vorrei dare
atto all’Italia di un grande impegno in questa direzione. Un impegno che noi apprezziamo molto. Come abbiamo visto in questi ultimi giorni, chiunque e ovunque puo’ essere vittima di atti di terrorismi terribili
e vili. Quello che possiamo fare e’ continuare a lavorare in stretta collaborazione con le altre agenzie americane preposte alla tutela dell’ordine pubblico, e con i nostri alleati e partner nel mondo per
scongiurare il rischio che i terroristi possano mettere in atto i loro diabolici piani.
D. – Cosa fa il governo USA per mantenere aperto e sicuro il
cyberspazio? Che lezione possono apprendere gli altri governi da
questo esempio?
R. – Gli USA partono da un principio: l’impegno ad ottenere la liberta’ massima possibile in Rete. Per questo, non censuriamo, ne’ ostacoliamo l’uso di internet da parte dei nostri cittadini. Nei fatti andiamo ben oltre, sponsorizzando programmi sulla liberta’ della rete che insegnino agli attivisti delle liberta’ civili, in tutto il mondo, a esercitare i loro diritti su internet. Penso sia questo il messaggio piu’ importante diretto agli altri paesi. Come ho gia’ affermato, la sicurezza del cyberspazio dipende dalla cooperazione della comunita’ globale e solo attraverso il coordinamento possiamo stabilire un quadro affidabile, sicuro e che faciliti ogni tipo di sinergia.
Nel maggio 2011 il presidente Obama ha affrontato questa grande sfida, quando ha annunciato la nuova Strategia internazionale per il cyberspazio. Basata sui principi di massima apertura, sicurezza e stabilita’, si propone di creare un futuro dove una forte partnership diplomatica si adegui agli standard internazionali di un mercato aperto e di reti sicure a disposizione ti tutti.
D. – Quale e’ stata la sua esperienza come capo dell’FBI a Roma?
R. – E’ stata e continua ad essere una esperienza piena di soddisfazione, soprattutto per il sostegno professionale che riceviamo dalle forze dell’ordine Italiane, con cui scambiamo informazioni
tempestive quotidianamente. Sottolineo ancora una volta il nostro grande apprezzamento per il contributo dell’Italia nella lotta al terrorismo e ai crimini informatici.

di Fabrizio Locurcio
Direttore Responsabile
Atlasorbis.it

01.02.2013

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Redazione Nazionale

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