Le dichiarazioni dello scienziato britannico James Lovelock

Atlasorbis ha intervistato, sul delicato tema dell’ambiente, lo scienziato di fama mondiale James Lovelock che vive in Cornovaglia (sud – ovest dell’Inghilterra), già noto per le sue teorie di Gaia.

Prof. Lovelock quali saranno gli scenari prossimi del nostro pianeta?

Ritengo non buoni, con maggiore evidenza dalla metà del nuovo secolo. Estati caldissime come quelle vissute nell’anno 2003, vi ricordate? saranno la norma. Non c’è bisogno che io aggiunga altro. Se tali estati si ripeteranno con frequenza e ogni anno, sarà molto difficile che in Europa ci siano buoni raccolti. Penso che tutto questo debba far riflettere seriamente.

Tempo fa, Lei ha dichiarato che Londra e Liverpool verranno inondate. Cosa può dire sull’Italia?

L’innalzarsi del livello del mare procurerà problemi ovunque. Con un processo lento ma costante e se non verranno presi provvedimenti Venezia, ad esempio, potrebbe trovarsi nei guai seri. Non conosco esattamente il livello dei mari in Italia per poter indicare quante aree geografiche del vostro Paese potrebbero essere coinvolte, ma qualsiasi zona vicina alla linea di costa risentirà automaticamente dell’innalzarsi del livello del mare .

Questi fenomeni geofisici possono, secondo Lei Professore, influenzare la geopolitica mondiale? In quali termini?

Certamente! E la situazione sarà in peggioramento! Saremo costretti ad emigrare in Canada, probabilmente con accordi reciproci, addirittura fino al punto di trasferirsi proprio in quella zona, in quel paese. La Cina diventerà, in gran parte, inabitabile nel corso di questo secolo e per gli abitanti il posto più ovvio dove andare sarà la Siberia. Lo stesso problema potrebbe caratterizzarsi in Europa. Se diventerà inabitabile dove vi trasferirete? Un posto logico a cui pensare è il Regno Unito, perché non penalizzato e interessato dal clima come nel resto del Continente e perché circondato già dal mare. Prevedo per questo, solo posti in piedi…

Una domanda su di Lei Professore. E’ uno scienziato indipendente, universalmente riconosciuto valido ed attendibile. Qualcuno critica – ritenendo eccessive ed in qualche modo “eretiche” – le Sue previsioni sul destino del nostro pianeta. Cosa ci vuole dire in merito?

Non c’è niente nelle mie previsioni che non sia riportato nel programma dell’Inter-Governmental Panel on Climate Change (IPCC), anzi, nel futuro saranno evidenziate con maggiore frequenza, se ne parlerà e come… Il problema è questo: loro scrivono le previsioni nel linguaggio tipico degli scienziati, riportano le parole degli scienziati e molta gente non comprende e non vuole sforzarsi nemmeno di capire. Io ho cercato, invece, di fornire affermazioni semplici, per le persone comuni, anche per i più pigri.

Relativamente alla struttura della Sua teoria, può indicarci le principali prove sperimentali a sostegno dell’ipotesi “Gaia”?

L’ipotesi “Gaia” è una teoria ben consolidata. Possiede le basi matematiche richieste ed ha prodotto ben dieci previsioni che possono essere giuste o sbagliate. Una delle previsioni più importanti era quella che le nubi presenti nella nostra atmosfera sono prodotte da un gas proveniente dalle alghe e che, senza questi organismi, il pianeta non avrebbe più nubi e risulterebbe molto più caldo di quanto lo sia già adesso. Ebbene, questa previsione non solo è stata sperimentata, ma ha impegnato migliaia di scienziati in tutto il mondo nella ricerca dei suoi molteplici aspetti. Tuttavia, questa è solo una delle tante previsioni che costituiscono la teoria. Non voglio entrare nei dettagli scientifici che possono essere ricercati nelle varie illustrazioni delle documentazioni esistenti.

Che grado d’attendibilità nelle previsioni ha la Sua ipotesi? Può fornirci qualche esempio di previsioni, contenute nel modello, che si sono poi rivelate esatte?

In un certo senso ho già risposto prima, ma fornirò ancora una spiegazione. Prima che la teoria di “Gaia” si diffondesse, non si era ben compreso come lavorasse il ciclo dell’anidride carbonica nell’atmosfera. La teoria annunciò che gli organismi viventi sulle rocce avrebbero facilitato la reazione dell’anidride carbonica nell’aria con le rocce sulla superficie, rendendo un processo naturale la sua rimozione dall’aria. Su questo siamo intervenuti aggiungendo molto altro.

L’idea di “Gaia” può essere estesa anche ai più alti livelli d’organizzazione, per esempio al Sistema Solare o all’Universo? C’è qualche evidenza sperimentale che possa condurre a pensare ciò? Possiamo definirla, invece, pura speculazione?

Al momento non è nient’altro che speculazione. Ma cosa c’è di male poi nella speculazione? Io preferisco badare alla terra. Il sistema è gestibile guardando alla terra. Il tipo di cose che possono fare gli scienziati, per questo, le sintetizzo così: andare in giro a fare misurazioni ed esperimenti. Farlo sull’altro pianeta è difficile o impossibile.

Intervista di Nicola Zichella

Relazioni Estere – Argos Associazione Forze di Polizia

Lovelock nasce a Letchworth Garden City. Studia chimica all’Università di Manchester prima di trovare impiego come ricercatore presso l’istituto per la ricerca medica con sede a Londra. Si sposa nel 1942. Nel 1948 riceve un Ph.D in medicina alla Scuola di Igiene e Medicina Tropicale di Londra. In seguito negli Stati Uniti conduce numerose ricerche presso l’università di Yale, il Collegio di Medicina dell’università di Baylor e infine ad Harvard.

Lovelock, inventore in continua attività, ha ideato nel 1957 un importante apparecchio di analisi chimica, il rivelatore a cattura di elettroni, utilizzato in gascromatografia, e numerosi metodi scientifici, alcuni dei quali adottati dalla NASA nei suoi programmi di esplorazione planetaria.

Proprio durante la sua attività per la NASA Lovelock ha sviluppato la sua Ipotesi di Gaia

All’inizio del 1961, Lovelock fu ingaggiato dalla NASA per sviluppare gli strumenti per l’analisi delle atmosfere extraterrestri e della superficie dei pianeti. Il programma Viking che visitò Marte alla fine degli anni settanta fu in larga parte ispirato dall’ipotesi che Marte potesse ospitare delle forme di vita, infatti numerosi sensori e gli esperimenti condotti furono rivolti a cercare conferme sulla presenza di una vita extraterrestre.

Durante l’attività preliminare al programma Lovelock si interessò alla composizione dell’atmosfera marziana, concludendo che molte forme di vita su Marte avrebbero dovuto farne uso e di conseguenza alterarne la composizione. In realtà l’atmosfera di Marte è stabile, prossima all’equilibrio chimico, con pochissimo ossigeno, metano o idrogeno e una sovrabbondanza di anidride carbonica. Per Lovelock l’impressionante contrasto tra l’atmosfera marziana e quella terrestre, una mistura chimicamente molto dinamica, appariva come una forte indicazione dell’assenza di vita su quel pianeta. Ciononostante, quando le sonde Viking furono infine lanciate su Marte, la loro missione era ancora prevalentemente rivolta alla ricerca di vita biologica. Fino ad ora non è stata trovata alcuna prova dell’esistenza presente o passata di qualsiasi forma di vita marziana.

Tra i meriti di Lovelock vi è anche quello di aver messo a punto un metodo ancora utilizzato per lo studio dell’attività dei clorofluorocarburi (CFC) nel provocare il cosiddetto buco dell’ozono.

Attualmente Lovelock è presidente della Marine Biological Association, nel 1974 fu nominato membro della Royal Society e nel 1990 fu premiato dalla Reale Accademia Olandese delle Arti e delle Scienze. Scienziato indipendente, inventore e autore di numerosi saggi di stampo ambientalista, Lovelock porta avanti i propri studi in una tenuta-laboratorio in Cornovaglia.

Nel 2006 gli fu assegnata la Medaglia Wollaston.

Lovelock è preoccupato del riscaldamento climatico causato dall’effetto serra. Nel 2004 ha creato scalpore nei media, quando rompe con molti compagni ambientalisti pronunciando le parole: “ora solo l’energia nucleare può fermare il riscaldamento globale”. Nella sua visione, l’energia nucleare è l’unica alternativa realistica ai combustibili fossili che ha la capacità di soddisfare i bisogni di energia su larga scala dell’umanità e nel contempo di ridurre le emissioni di gas serra. È un membro pubblico della E.F.N. (Ambientalisti per l’Energia Nucleare, AAPN). Fonte biografia Wikipedia

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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