Rischi e limiti delle indagini su abusi sessuali

Vi sono dei reati che per certi pubblici ministeri e giudici sono come il fazzoletto rosso per il toro. Bastano le parole armi o pedofilia per scatenare comportamenti inconsulti, come avveniva alle parole eresia o stregoneria con gli inquisitori, e per farli correre a serrare premature manette ai polsi di innocenti.

E si assiste a suggestioni collettive tipiche da caccia alle streghe o agli ebrei; sembra che l’ultima cosa che li preoccupi sia quella di poter rovinare psicologicamente e finanziariamente una persona innocente e scavalcano con scioltezza ogni ostacolo processuale, primo fra tutti quello molto categorico per cui non si può mettere in carcere (e quale carcere, dove uno è mescolato a delinquenti patentati, soggetto a violenze di ogni tipo!) neppure un omicida se non vi sono esigenze cautelari concrete.

Ma non è un grande ostacolo perché con le parole si può motivare tutto; basta dire che vi sono ancora delle indagini da svolgere che potrebbero essere inquinate (anche se le indagini potevano tranquillamente essere fatte prima), ed il gioco è fatto. In realtà le manette sono diventate un moderno mezzo di tortura per acquisire prove che mancano e per costringere a parlare chi, per legge, ha diritto di tacere!

Queste reazioni inconsulte sono quasi sempre accompagnate da grande ignoranza. Quella in materia di armi è fisiologica perché chi le respinge ovviamente non può intendersene; e così fa di ogni erba un fascio ed equipara l’innocuo collezionista di vecchie armi con chi le armi le tiene per fare rapine. Molto peggiore e preoccupante è l’ignoranza in materia di psichiatria e psicologia per cui, di fronte ad ogni accusa di abusi su minori, per prima cosa si prende il minore e lo si affida ad uno dei tanti psicologi che fanno i periti per i tribunali. Ricordo per chi non lo sapesse che l’essere iscritto all’albo dei periti non garantisce assolutamente la bontà del perito (e neppure il fatto di essere comparso in televisione!).

Vi posso assicurare che in quarant’anni di professione ne ho viste di tutte: padri gettati in carcere e privati dei figli perché la moglie, che voleva divorziare, lo accusava di abusi sul figlio, dichiarazioni di isteriche con manie sessuali prese per buone sebbene intrinsecamente inattendibili, bambini presi e manipolati fino a far dir loro ciò che sosteneva l’accusa, ecc. ecc.

Il fatto è che gli psicologi non hanno alcun diritto ad entrare in un processo penale.

I giudici quando devono ricorrere ad un consulente tecnico hanno bisogno di ottenere risposte in termini di certezza e non opinioni. Anche in quelle materie, come la medicina, in cui non sempre si può dare una risposta dimostrabile con criteri scientifici, occorre che il CTU possa affermare che la sua risposta corrisponde a ciò che al momento si ritiene corretto a livello universitario e “allo stato dell’arte”. Al giudice non interessano pareri basati sull’esperienza e sull’intuito del perito, perché sono fattori incontrollabili. In psicologia manca una dottrina generale universalmente accettata e quindi la psicologia non arriva ancora al necessario livello di risposta utile ed è ben difficile poter effettuare un controllo logico su come il perito è giunto al suo convincimento: il giudice finisce per giudicare in base alla parola del perito; se poi lo ha nominato perché è un suo amico, se ne fida ciecamente. La psicologia nel suo corso di studi richiede più che altro ad un apprendimento mnemonico e quindi non è una facoltà che sviluppa molto lo spirito speculativo e la metodologia scientifico-sperimentale e perciò è facile incappare in periti, forse buoni psicologi e pieni di buona volontà, ma del tutto incapaci di adeguarsi al metodo della prova giudiziaria.

L’esperienza insegna che quando ci si è affidati a psicologi per accertamenti su minori supposte vittime di pedofilia, i risultati sono stati tragici per la incapacità dei periti di operare in modo speculativo, “con il lume della ragione”; tanto che molti giudici si sono fatta la convinzione che troppi psicologi hanno più problemi esistenziali dei loro pazienti (quasi tutti abbiamo di questi problemi, ma lo psicologo li trasferisce sugli altri o li ricerca negli altri) e sono indotti a vedere “colpevoli” in chiunque.

Se si potesse fare una indagine sui libri letti dai magistrati penalisti si resterebbe probabilmente molto turbati; provate a chiedere ad un magistrato di citarvi qualche opera di medicina legale o di psichiatria o di scienze forensi o di infortunistica stradale o di metodologia di indagine e di interrogatorio, e vedrete che ben pochi sanno almeno citarvi un titolo. Come è possibile allora che un giudice possa dirigere una indagine su abusi su minori o su violenze sessuali se ignora:

– che il fanciullo può essere facilmente influenzato da domande suggestive a cui può rispondere affermativamente solo per compiacere chi lo interroga (sono suggestive le domande in cui si dà per implicito che certi fatti siano già provati; ad es. chiedere “Tizio ti ha fatto del male?” quando ancora non si ha la certezza che proprio di Tizio si tratta);

– che il fanciullo può riferire come ricordi propri storie che ha sentito dai suo coetanei;

– che il fanciullo può attribuire un abuso subito da una persona ad una persona diversa;

– che le tecniche tanto amate dagli psicologi, come il far disegnare il bambino, richiedono poi un tale intervento interpretativo da parte dello psicologo da essere totalmente inaffidabili. Certo, una persona molto intelligente e preparata può ricavarne degli indizi, ma la nomina a perito non fa diventare intelligente che non lo è;

– che uno psicologo può essere esperto in psicologia ma non in bambini;

– che ogni intervento sul minore deve essere registrato per controllare poi ogni possibile causa di inquinamento;

– che i genitori sono i più pericolosi suggestionatori dei figli e che la suggestione avviene in modo incontrollabile (ad es. quando essi parlano fra di loro in presenza del figlio);

– che in materia di abusi sessuali tra adulti, la calunnia è frequentissima;

– che non è vero, come credono alcuni sciocchi psicologi, che ogni disturbo del comportamento abbia origine in traumi sessuali. Vi è chi diventa matto per una violenza sessuale e vi è chi sogna violenze sessuali perché è matto!

– che vi sono casi di isteria sessuale in cui la donna riversa su di un uomo i suoi desideri sessuali e poi lo accusa di ogni tipo di molestie e perversione; e proprio l’abbondanza di particolari erotici che la donna riferisce è la prova tipica che si tratta solo di fantasie.

Eppure non sono nozioni del ventesimo secolo. Ho un manualetto per giudici del 1908 in cui già li si mette sull’avviso in modo esauriente!

Pare invece che nessuno abbia mai letto neppure quel bel racconto emblematico di Anatole France su di un maestro che tutti i suoi alunni concordi accusavano di averli maltrattati facendoli sedere sulla stufa calda della classe. Dopo lungo processo, detenzione e rovina del maestro, si scoprì che nella classe non vi era mai stata una stufa!

Edoardo Mori

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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