Bambine spose. Una stanza con qualche bambola con i capelli arruffati ed un orsetto bianco, lei si chiama Tehani ha 9 anni vive nello Yemen ed è già sposata.

Il suo matrimonio è avvenuto due anni fa, quando lei aveva appena 7 anni e suo marito 40, ora gioca nella sua stanza aspettando che il suo sposo ritorni dopo una giornata di lavoro.

Questa è solo una delle innumerevoli storie di matrimoni infantili che avvengono nel mondo. Niger, Afghanistan, Arabia Saudita, in questi luoghi una ragazzina su 9 prima di compiere 15 anni deve essere data per forza in sposa, anche contro la sua volontà.

Questo significa lasciare i sogni di un’infanzia e trovarsi nel letto di un uomo molto più anziano.

Andando avanti con questi dati fino al 2020 ci saranno 14,2 milioni di nuove spose bambine ogni anno.

Secondo una ricerca Unicef , il matrimonio precoce è un male che ha diversi sintomi tra cui l’ analfabetismo e la mortalità infantile.

Difatti 50 mila ragazze tra i 15 e i 19 anni muoiono a causa di complicazioni durante il parto, se una madre ha meno di 18 anni il rischio che il bambino muoia nel primo anno di vita è del 60% più alto.

Non servivano dati così schietti per capire che a quell’età una bambina non è pronta né fisicamente né psicologicamente ad avere rapporti sessuali o addirittura diventare madre. Spesso, i mariti più anziani, sottopongono queste giovani ragazze a delle prove per valutare la loro fertilità, abusando del loro corpo più volte al giorno con forza e contro la loro volontà. In più queste ragazze non hanno nessuna informazione riguardo contraccettivi che le possano proteggere da gravidanze o malattie trasmettibili sessualmente.

In alcune zone sono presenti servizi per la salute ma molte ragazze sposate non possono farne uso a causa del loro isolamento dalla società.

Le ragazze non sposate in questi villaggi sono solo bocche in più da sfamare, quindi le famiglie povere vendono le proprie figlie a uomini più anziani in modo da recuperare il necessario per la sopravvivenza degli altri figli.

Anche le credenze popolari contribuiscono a queste anomale tradizioni, in Etiopia credono che le mestruazioni arrivino solo dopo il primo rapporto sessuale quindi questo deve avvenire prima dell’età fertile di una bambina, e di bambina si tratta a tutti gli effetti.

Le leggi, anche se fondamentali, non riescono a bloccare questo circolo continuo di tradizione e religione. Ma dopo l’ennesimo caso di morte, trasmesso in tutto il mondo dai media, qualcosa sembra smuoversi. Rawan, aveva 8 anni e qualche settimana fa è morta di emorragia dopo la prima notte di nozze con il marito, quell’uomo di 40 anni l’aveva comprata per duemila euro.

Ora gridiamo basta a queste giustificazioni religiose, non vogliamo più stupri su delle bambine. Stupri, perché quando una bambina di 8 anni fa sesso con un quarantenne si parla di stupro su minore.

Nei racconti sacri musulmani (Hadith) è narrato che Maometto all’età di 50 anni prese in sposa Aisha che ne aveva 9, quindi questa tradizione assume inoltre carattere di legge divina, eterna ed immutabile. Le norme religiose non devono negare il diritto ad una bambina di giocare, non devono negare il diritto all’infanzia e soprattutto non devono negare il diritto all’istruzione.

Proseguire gli studi sarebbe una vera salvezza per queste ragazze, già date in sposa o meno, in quanto si formerebbero donne più consapevoli con opportunità di lavoro e madri che saprebbero crescere i propri figli.

Vogliamo lacrime di gioia nei loro volti per il giorno più importante della loro vita, matrimoni che possano avvenire per amore, per una decisione propria e non per interessi sociali di qualsiasi genere.

Un mondo dove ogni bambina possa avere dei sogni che nessuno debba mai sporcare di sangue. Perché siano bambine e non spose.

01/10/2013

Elisabetta Pacifici

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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