Ma le soluzioni non le cerca mai nessuno…..

Ogni anno o comunque periodicamente si parla del doppio lavoro a nero dei dipendenti statali, di truffe, concussioni, peculati, falsità e quant’altro connessi ai reati contro la pubblica amministrazione, riassumendo il tutto con l’universale dichiarazione che “il pubblico dipendente” sia sostanzialmente un truffatore mascherato da lavoratore benpensante.
Utile ancora sottolineare che il numero dei pubblici dipendenti citato nell’ultima inchiesta della Guardia di Finanza è ancora esiguo rispetto alla massa che conta circa 3.500.000 (tre milioni e cinquecento mila) pubblici dipendenti non contando gli assunti a tempo determinato.

Trattasi di percentuali attestanti attorno allo 0,1 per mille. L’inchiesta questa volta è focalizzata in parte ridotta ai dipendenti truffatori, “coadiuvati” questa volta da cittadini “furbi” pizzicati a fare i falsi invalidi o ad usufruire di concessioni e servizi con meccanismi truffaldini. Uno zuccherino che ha addolcito la minestra in questa nuova statistica a cadenza annuale già ampiamente scontata.

Certo difficile poter difendere l’intera categoria dinnanzi a certi numeri, come ben evidenziato da molte ed importanti testate giornalistiche nazionali.

I numeri li potete vedere sugli articoli stessi.

Eccone alcuni: Da TGcom24 Ma meglio ancora il “doppio lavoro a nero” de “Il Corriere della Sera” qua: Già al Corriere della Sera era stata proposta una replica ad un recente articolo sul lavoro sommerso dei dipendenti statali, intitolato “Oggettività fantasma che nessuno vuol vedere”.

IL PUNTO DI MASSIMILIANO ACERRA: “In risposta al Corriere della Sera e altre testate giornalistiche. Ottimo portare numeri, peccato che siano sempre e solo cifre alte per fare “prima pagina”, attribuibili allo 0,1 per mille dei pubblici dipendenti. Un’esiguità. Peccato ancora che a seguito di questi articoli, si produca una corrispondente odience a limitato ordine temporale, pronta a sparire dopo pochi giorni, per poi tornare in auge in altri contesti futuri come un problema vecchio e ritriturato dal quale non ci libereremo mai. Peccato che durante l’anno non ci siano mai altri riferimenti e che i piccoli numeri non interessino a nessuno. Ma se contassimo che almeno il 30% dei pubblici dipendenti (contando che si parla di tre milioni e cinquecento mila unità) ha un piccolo lavoro extra che frutta almeno alcune centinaia di auto al mese (corrispondenti a circa 6-7000 euro all’anno) ci accorgeremmo che i “Grandi numeri” scoperti dalla Guardia di Finanza in realtà sono piccoli davvero, poichè 6-7000 euro all’anno moltiplicati per il 30% dei dipendenti pubblici, farebbe impazzire qualsiasi calcolatore.

Ma nessuno si preoccupa dei piccoli numeri che apparentemente non fanno notizia. A tal proposito per avere un riferimento specifico sarebbe opportuno rivisitare un articolo che ho pubblicato in tempi non sospetti intitolato “I Piccoli numeri che non fanno notizia”. Peccato ancora che nessuno si chieda mai il “perché”, ma si limiti a portare grandi numeri di odience, senza addentrarsi nella problematica vera. Numeri pronti a scomparire dopo poche lune. Forse sarebbe invece opportuno accanto alla pagina dei “truffatori” inserire quella delle soluzioni al problema, oltre a quella delle testimonianze dei dipendenti che cercano aiuto per regolarizzare lavori extra dinnanzi ad un mare di inefficienza ed inettitudine sulla materia. Lavori cercati per un motivo principale: NECESSITA’ FAMILIARE. Un argomento che nessuno ascolta. Aprire le porte al dialogo e alle soluzioni sarebbe una manna dal cielo. Ma nessuno se ne interessa. Pare che l’importante sia colpire alcuni dipendenti all’anno, quelli con “i numeri più alti”, per addomesticare ed impaurire gli altri. Una vecchia strategia obsoleta… ma non troppo. Il tutto senza mai giungere alla soluzione del problema. E questo da anni passati, per gli anni presenti e purtroppo… per gli anni futuri. Ma il doppio lavoro a nero del dipendente statale è davvero tutta colpa del dipendente? Utile leggere gli approfondimenti che avevo già citato nell’articolo specialistico intitolato: “Doppio lavoro sommerso: ma è tutta colpa del dipendente indisciplinato?” Peccato che le pubbliche amministrazioni nel 75% dei casi (fonte: sondaggio lanciato da doppiolavoro.com) non sappiano gestire le richieste di autorizzazione per “doppio lavoro” stilate dai dipendenti, e non sappiano minimamente guidarli nella strada alla regolarizzazione. Anzi: nonostante esista la normativa che permette la regolarizzazione, non ne siano minimamente edotti (nel 55% dei casi) e negli altri casi pongano dinnanzi pignolerie ed eccessivo formalismo e procrastinazione burocratica da far stancare il dipendente che ricorre alla strada più semplice: il lavoro nero.

Peccato che nessuno sappia la verità: il 75% dei dipendenti con doppio lavoro sommerso, (fonte: sondaggio dei pubblici dipendenti di doppiolavoro.com) si regolarizzerebbe se sono non trovasse dinnanzi a se scogli insormontabili da parte della propria amministrazione, procrastinazioni nei processi autorizzatori (a volte lunghe mesi e mesi) e l’identificazione di tale dipendente che vorrebbe essere ”regolare” parificata ad una sorta di truffatore del ventesimo secolo. Peccato che i pubblici dipendenti abbiano manifestato i fattori che le pubbliche amministrazioni dovrebbero migliorare nei processi autorizzatori, ma che nessuno ne abbia preso atto. (Articolo che ho pubblicato poco tempo fa intitolato: “Tutte le problematiche inerenti la regolarizzazione del “doppio lavoro” riassunte in 14 punti” E ripeto: nessuno ne abbia preso atto… Peccato che da anni, moltissimi pubblici dipendenti contattano per scoprire le formule per regolarizzare una doppia attività spesso con le lacrime agli occhi perché non riescono a sbarcare il lunario e cercano soluzioni limite di altri lavori per un minimo di arrotondamento. Davvero estenuante ascoltare certe voci di chi non riesce ad arrivare a fine mese sommerso dalle spese. Peccato davvero che certe voci… non le ascolti proprio nessuno e che in grandi titoli di giornale nessuno immagini che esistano.

Peccato in ultimo che nessuno pensi mai alla soluzione, che nessuno si sieda al tavolino con i pubblici dipendenti stessi, cercando una soluzione alla questione, ascoltando le voci, le problematiche che guidano una così grande massa a cercare un lavoro alternativo… perché se questo fanno, certo sono spinti da una motivazione importante che sarebbe opportuno conoscere e valutare e soprattutto… ascoltare.

Peccato che nessuno provveda a trovare una soluzione congiunta al lavoro nero del pubblico dipendente, perché la soluzione c’è, esiste ed è a portata di mano. Ma come ogni cosa semplice e risolutiva.. sfugge paradossalmente dalle mani.”

Massimiliano Acerra.

www.doppiolavoro.com

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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