Sicurezza digitale

Riflettendo sulla possibilità di un attacco terroristico nucleare evocato recentemente dal Presidente americano mi è nata una riflessione che volevo condividere con voi: ma oggi la “vera guerra”, si manifesta ancora come un tempo nei contesti spazio/temporali fisici abituali? Non è che ragioniamo di problemi “nuovi” con categorie e strumenti datati? Una volta la guerra e il conflitto poteva svolgersi per terra (eserciti), per mare (marina) e nell’ultimo secolo per aria (aviazione) e dunque tutti i governi si sono dotati di forze armate organizzate secondo la classificazione suddetta.

Oggi, almeno nei paesi più avanzati, i conflitti avvengono a livello “informativo” nella dimensione digitale sempre più pervasiva. Anche il terrorismo o meglio la battaglia allo stesso è una guerra di “informazione” e di “prevenzione” o “intercettazione” in tempo utile delle informazioni critiche di preparazione dell’attentato per poterlo sventare. Anche il mercato globale economico e le transazioni di borsa (che sono tutte digitali) spesso definiscono i rapporti di forza fra gli Stati e le loro “ultime” dipendenze. Lo stesso Nicolas Negroponte ha scritto vari libri sul tema fin dal 1995 sul progressivo spostamento delle risorse e delle ricchezze dalla dimensione “fisica” a quella “virtuale o digitale”.

Oggi, quindi, la vera dimensione di “confronto” & egrave; quella “informativa digitalizzata” e dunque è qui che le guerre si svilupperanno sempre più talvolta con appendici anche “fisiche” (vedi terrorismo).

Dovremmo prevedere alla tripartizione attuale delle forze armate in marina, esercito e aviazione una quarta tutta nuova digitale con i conseguenti impatti sui fondi e sull’organizzazione. Attualmente la guardia di finanza e la polizia (postale e delle telecomunicazioni) stanno riempendo con grande competenza questo “vuoto” di visione ma l ‘impressione è che ci vuole ben altro e ben altra determinazione per fronteggiare e presidiare per tempo questa dimensione prima di farlo a valle di una cocente “sconfitta”. La percezione è anche quella che la sua struttura debba avere un forte coordinamento sovrannazionale.

Non si ha nulla in contrario con gli investimenti ingenti in armi tradizionali che stanno facendo le potenze occidentali ma si fa notare che questi stessi sistemi sono per la maggior parte delle volte “pieni” di risorse “digitali” e spesso la loro stessa qualità si gioca sulla flessibilità dei loro sistemi software di controllo, di gestione e di progettazione. Gli stessi aerei senza pilota sono la manifestazione più evidente delle potenzialità della dimensione digitale informativa che permette di remotizzare e automatizzare anche le attività più critiche (dal punto di vista sia temporale sia spaziale).

Per assurdo una nazione “super competente” nella “guerra informatica” potrebbe prendere il controllo delle risorse critiche della nazione attaccata e perchè no anche dei suoi sistemi militari di “difesa” e farli giocare contro la nazione stessa in una guerra informatica e/o informativa: potrebbe bastare anche solo un furto di identità delle figure aventi le autorizzazioni “giuste”.

Anche negli ultimi report delle più famose organizzazioni per la sicurezza informatica viene confermata la tesi su esposta.
Ritengo pertanto utile tenere in considerazione questa quarta dimensione almeno come chiave di interpretazione dei conflitti “tradizionali” od “emergenti” fra gli stati anche per poter distinguere le “guerre vere” e quelle strumentali e/o poter concentrare le risorse sempre più limitate nei punti critici per la difesa dei cittadini, delle loro risorse, dello Stato e della sua organizzazione.

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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