Ministro Frattini, tra gli impegni prioritari del Governo e in particolare del Suo Dicastero, vi è quello di superare le barriere ideologiche tra Stati favorendo il processo di crescita delle istituzioni democratiche. Fino ad oggi dove ha riscontrato maggiori difficoltà?

La democrazia dei moderni, cioè la democrazia rappresentativa, è la più complessa e la più fragile delle forme di governo. In particolare le sue declinazioni concrete, la democrazia liberale e quella speciale alchimia fra democrazia e capitalismo che è l’ economia sociale di mercato, sono conquiste quotidiane, ed inevitabilmente costituiscono il portato di processi istituzionali e socio-economici che, a partire dalla rivoluzione francese e poi con la rivoluzione industriale, si sono snodati nei decenni, non senza passare in occidente, nel secolo trascorso, attraverso fasi drammatiche, traumi ed involuzioni.

Il punto essenziale è che il concetto genuino di democrazia è intimamente legato al rispetto ed alla tutela dei diritti fondamentali della persona umana. Su questo principio riposa il fondamento della dimensione etica della politica estera, che orienta le nostre scelte di fronte alle grandi contraddizioni della globalizzazione. Il diritto alla vita e alla dignità, l’esercizio delle libertà civili, la solidarietà, la tolleranza, l’eguaglianza di genere, la libertà di culto: ecco alcuni dei valori che dànno sostanza all’ ideale di democrazia. Ed ecco perché sono convinto che ripartire dalla persona umana e dai suoi diritti sia il modo giusto per costruire un’etica dello sviluppo democratico nell’era della globalizzazione, che ponga la persona umana al centro della scena.

Questa è una lezione per tutti noi e soprattutto per chi è impegnato nelle relazioni internazionali.

Per promuovere gli ideali democratici sono indispensabili il dialogo ed il confronto. Intesi, però, non nella loro accezione ingenua. Si deve dialogare con tutti, tranne che con gli intolleranti. Si può dialogare su tutto, ma non si può cedere sui valori. L’ estremismo ed il fanatismo, là dove alimentano violenza ed instabilità ponendo a rischio la sicurezza globale, ci impongono dolorose sfide a fronte delle quali non si deve arretrare.

L’ importanza del rapporto bilaterale fra Italia e Usa è nota. Ritiene che l’attuazione del programma del Presidente Obama stia favorendo il rafforzamento di questo percorso?

La vocazione atlantica rimane l’ architrave centrale della nostra azione di politica estera. La relazione con gli Stati Uniti si fonda su una solida, profonda comunanza di valori non solo tra i rispettivi Governi, ma anche tra i due popoli. L’Italia gode negli Stati Uniti di un grande capitale di credibilità e di fiducia.

Il Presidente Obama ha definito “vitale” e “fra i più importanti per gli Stati Uniti” il legame con il nostro Paese. La cooperazione fra i due Paesi è straordinariamente intensa a tutti i livelli, coinvolgendo anche ambiti strategici che magari non sono noti al grande pubblico, ma rivestono un’ importanza fondamentale. Penso per esempio alla crescente cooperazione scientifica, sulla quale l’ Amministrazione democratica ha puntato molto: la nostra presenza nel settore scientifico-tencologico si è rafforzata, anche in poli di eccellenza, in California, in Texas, a Boston.

Mi piace anche ricordare la forte sintonia fra Roma e Washington che ha caratterizzato la Presidenza italiana del G8 lo scorso anno.

Obama è un grande Presidente, è un uomo molto coraggioso, che crede profondamente nelle sue idee e nella sua idea di America. Sul piano internazionale, dimostra di avere meritato in pieno il premio Nobel per la pace. Mi riferisco innanzi tutto al suo impegno tenace per la pace in Medio Oriente. Uno sforzo che, per determinazione e lungimiranza, merita di essere coronato, nell’ interesse dei popoli israeliano e palestinese, ed anche della stabilità mondiale.

Sig. Ministro, come giudica le reiterate esortazioni a convertirsi all’Islam, rivolte dal Presidente libico Gheddafi all’occidente ?

Gheddafi ha parlato di un Islam che deve essere europeo, non di un’ Europa da islamizzare. Purtroppo tanti, in Italia, hanno voluto a tutti i costi travisare le parole del leader libico. Francamente non capisco come si possa ignorare che l’ intensità di rapporti con la Libia è una grande conquista del Governo Berlusconi, che va a diretto beneficio dell’ interesse nazionale, ed a beneficio dell’ Europa intera.

Gheddafi è un grande leader arabo, che ha esercitato fino a pochi mesi fa la presidenza dell’Unione Africana. E si fa politica estera seria solo con una visione d’ insieme dei problemi globali, che sono complessi, non possono essere ridotti a slogan. Chi davvero conosce la portata degli squilibri fra il Nord e il Sud del mondo, sa che il rapporto speciale instaurato dall’ Italia con la Libia ha un alto valore strategico, contribuendo a responsabilizzare entrambe le sponde del Mediterraneo per affrontare con la necessaria concretezza problemi, quali la bomba demografica e la pressione migratoria, che nessun Paese può pensare di risolvere da solo.

La Sua grande esperienza di autorevole mediatore della politica estera ha consentito il conseguimento di numerosi risultati a livello internazionale. Esiste qualche rimpianto o delusione per qualche obiettivo mancato ?

Gli obiettivi di politica estera per loro natura travalicano la contingenza del momento e si collocano in una prospettiva di lungo periodo. Ancora una volta il pensiero va al processo di pace in Medio Oriente. Mi piace ricordare che l’Italia non ha fatto mancare il proprio contributo affinché si potessero riprendere i negoziati diretti tra le due parti. Ricordo innanzi tutto l’intervento del Presidente del Consiglio Berlusconi al Vertice della Lega araba dello scorso marzo, unico leader occidentale invitato.

L’ obiettivo di un Governo serio e responsabile non è quello di cambiare il mondo, ma di fare sino in fondo la propria parte, coniugando l’ intransigenza nei principi con il realismo nelle scelte. Sotto questo profilo non ho rimpianti né delusioni. L’ Italia è un Paese chiave per l’ integrazione europea, e svolge il ruolo di attore globale autorevole e rispettato sia nei teatri di crisi, a cominciare dall’ Afghanistan che ci vede impegnati in prima linea, che nell’ elaborazione di politiche condivise, nei grandi fori multilaterali, su temi come il terrorismo, la criminalità transnazionale, la proliferazione nucleare, la povertà e lo sviluppo, il clima, l’energia, la stabilità del sistema economico-finanziario, dossier che hanno natura planetaria e richiedono risposte collettive e integrate.

Doverosamente Sig. Ministro quest’ultima domanda riguarda la c.d. fuga dei cervelli italiani all’estero. Lo scorso anno il Ministro Gelmini si era occupato del problema, tentando una soluzione per il rientro di molti italiani. Che cosa pensa a riguardo?

La fuga dei cervelli italiani è un problema serio nel caso in cui questi professionisti e studiosi, una volta andati all’estero, non fanno più ritorno in Italia. Il nostro Governo e, in particolare, il Ministro Gelmini si sono molto impegnati, attraverso un’innovativa riforma del sistema universitario che predilige la valorizzazione del merito nella selezione dei docenti, e attraverso l’attuazione di appositi programmi per favorire il rientro di questi professionisti. Siamo tutti coscienti dell’importanza che ricopre il capitale umano per lo sviluppo economico di una nazione, e stiamo lavorando per garantire ai lavoratori altamente qualificati l’opportunità di mettere pienamente a frutto il loro valore aggiunto nel nostro Paese.

Andrea Baiocchi

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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