Quando si parla del Cammino di Santiago si pensa subito a un lungo sentiero che attraversa la Spagna settentrionale, conduce fino alla cattedrale di Santiago de Compostela e termina a Finisterre, un tempo considerato il termine delle terre conosciute, o Muxìa, sulla costa della morte. In realtà l’intero continente europeo è attraversato da una rete di percorsi, dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, tracciati dai pellegrini medievali che per fede o imposizione hanno camminato fino alla tomba di San Giacomo.

Si tratta grossomodo di percorsi di 800 km circa che richiedono oltre un mese, a piedi, e sono molti i pellegrini  che decidono di suddividerlo in tappe da fare in periodi diversi oppure di farlo solo nella parte conclusiva perché non possono disporre di un così lungo periodo di ferie. C’è poi l’opzione della bicicletta e del cavallo di cui però non ho esperienza. Rispetto ai pellegrini medievali, la maggior parte della gente che conduce un viaggio del genere oggi, non lo fa più espressamente per motivi religiosi, bensì per uscire dalla quotidianità, perché è diventato un viaggio di moda e anche perché vede in esso uno strumento di ricerca interiore. Io e mia moglie Paula abbiamo deciso di fare questo “Strano Cammino”, come lo definisce il noto scrittore Paulo Coehlo, per rendere omaggio alla tomba dell’Apostolo Giacomo il Maggiore, perché ci piace il contatto con la natura e per osservare da vicino il carattere cosmopolita di questo fenomeno. Per me si è trattato anche di riprendere un sogno troppe volte rimandato per mancanza di tempo e, come spesso accade, “per aspettare gli amici”. Nel primo viaggio, deciso e programmato durante la nostra permanenza a Santiago de Chile, abbiamo coinvolto il nostro amico catalano Felipe insieme al quale abbiamo valutato importanti variabili quali: il percorso, il tempo a disposizione, il periodo dell’anno in cui partire, l’altimetria dell’itinerario e soprattutto cosa mettere nello zaino. Era nostra intenzione farlo per intero ma abbiamo poi deciso di fare l’ultima parte da Sarria a Santiago (120 Km circa), la prima volta, e da Santiago al famoso faro di Finisterre (100 km circa), la seconda, perché non avevamo giorni sufficienti a disposizione. Ciò che realmente conta è la qualità, non si deve mai pensare al Cammino in termini quantitativi perché non è una gara, bensì riflessione e meditazione, per cui alla fine diventa senz’altro religioso o mistico.allegato 2 pisegna

E’ molto importante scegliere il periodo giusto in cui partire per il semplice fatto che il flusso dei pellegrini durante il periodo estivo è notevole, che gli ostelli “albergues“ pubblici e privati hanno posti limitati e che camminare sotto il sole estivo raddoppia la fatica. Nel periodo invernale invece il problema è l’opposto, pochissimi pellegrini lungo i percorsi a causa delle avverse condizioni atmosferiche e alcuni ostelli chiusi. L’ideale sarebbe sfruttare le stagioni intermedie. Un ruolo importante lo gioca l’altimetria, ed è quindi opportuno formare le tappe giornaliere; un sentiero di montagna, ma anche la risalita di una piccola collina, possono rallentare anche di molto le previsioni, in special modo  quando si ha uno zaino sulle spalle.

La mochila, come dicono gli spagnoli, deve essere molto leggera e per fare ciò è necessario utilizzare materiali tecnici, facili da lavare, resistenti e che si asciugano velocemente. Se consideriamo poi che quasi tutti gli albergues sono forniti di lavatrici ed asciugatrici a gettone, uno zaino da 30 max 40 litri con copri-zaino è più che sufficiente, di più non serve soprattutto per chi non fa il Cammino in inverno. Ovviamente non bisogna dimenticare i medicinali ed il primo soccorso. Per affrontare una simile avventura non bisogna essere degli atleti ma è consigliabile allenarsi facendo lunghe camminate di allenamento, con e senza zaino, che permettono anche di collaudare le scarpe da trekking, evitando così di fare l’errore di molti di partire con le scarpe nuove. Sembra una cosa da poco ma la scelta di un buon paio di scarpe, unitamente a un buon paio di calzini antivesciche, possono fare la differenza tra fare una cammino “tranquillo” oppure “sofferto” a causa appunto delle vesciche. Ben più importante della preparazione fisica è quella  psicologica che ci dona la giusta dose di “ansia di partire” necessaria a farci capire che in fondo siamo già partiti, anche se fisicamente ci stiamo abituando a farlo. Prima della partenza, con una piccola donazione si può ricevere la “Credenziale” Credecial che rappresenta il documento ufficiale che identifica il pellegrino di Santiago e che permette di poter essere ospitati per una notte nei vari ostelli. La si  può richiedere anche in Italia rivolgendosi a delle Associazioni autorizzate al rilascio quali il “Centro Italiano Studi Compostellani di Perugia”. Ad ogni pellegrino che si presenta all’Ufficio di accoglienza di Santiago con la propria credenziale con i “timbri” sellos che testimoniano le tappe percorse, viene rilasciata la Compostela. I requisiti minimi per ottenere questocurioso diploma” scritto in latino sono: aver percorso almeno gli ultimi 100 Km a piedi e 200 Km in bicicletta o a cavallo. Posso dire con certezza che albergues e menù fissi speciali, pensati apposta per il pellegrino, lo rendono possibile per tutte le tasche.allegato 4 pisegna

Nel raccontare le nostre esperienze spesso ci viene posta la domanda: è meglio partire da soli o in gruppo? La risposta è semplicissima perché il Cammino di Santiago è uno di quei viaggi in cui non è importante la compagnia iniziale in quanto si creano facilmente gruppi improvvisati e si condividono lunghi tratti con persone provenienti da ogni parte del mondo. Per fare un lavoro su se stessi, l’ideale sarebbe partire da soli, perchè il vero Cammino, più che quello indicato dalle famose frecce gialle o dalle piastrelle in ceramica con fondo blu e conchiglia su segnali stradali, è quello che facciamo dentro di noi. Consiglio a tutti di fare almeno una volta nella vita questa bellissima esperienza che raggiunge un ottimo compromesso tra viaggio ed esercizio fisico, meditazione, arte e cultura e che rappresenta una grande opportunità per conoscere posti ricchi di storia. Un ottimo veicolo per sviluppare quello che viene definito dagli studiosi dialogo interculturale  ma che va affrontato, a mio avviso, con un forte spirito di adattamento, nel pieno rispetto per i luoghi che si visitano e soprattutto per l’ambiente.

Buen Camino! Questo è il festoso antico augurio che si scambiano i moderni pellegrini quando si incontrano lungo il Cammino delle Stelle.

Cav. Valentino Pisegna

Comendador de la “Orden del Camino de Santiago”

www.ordensantiago.com

01/06/2016

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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