Motivazioni, sentimenti e curiosità per l’unico libro che racconta la storia di vittime dimenticate che con la loro vita hanno difeso i valori della giustizia e della libertà

Come appartenente alle Forze dell’Ordine ho sentito la necessità di conoscere Alessandro Placidi, autore del libro “divise forate” , un testo che racconta, in maniera “vera”, la storia di alcuni miei colleghi che hanno sacrificato la propria vita per difendere la sicurezza e la giustizia nel nostro Paese. In questa breve ma intensa intervista, rilasciata alla nostra redazione, ho provato, sia nelle composizione delle domande che nella lettura delle risposte, una grande emozione, dovuta sicuramente sia alla straordinaria sensibilità dello scrittore, sia al pensiero verso tutti i familiari delle vittime delle forze dell’ordine che hanno avuto il duro compito di continuare a vivere nella tragedia, nel dolore più immenso che mai potrà essere dimenticato, nelle difficoltà dello scorrere della vita, ricca, troppo spesso, di dimenticanze e di promesse mai mantenute e soddisfatte.
Come nasce l’idea di scrivere questo libro e da cosa prende spunto per la composizione del titolo.
Ho sempre avuto in mente di scrivere qualcosa che riguardasse i caduti delle forze dell’ordine. Un argomento che per anni ha rappresentato un vero e proprio tabù. Entravo nelle librerie e rimanevo colpito dal fatto che non esistesse quasi nulla che parlasse di questo argomento mentre, al contrario, c’era una vastissima raccolta di testi dedicati ai terroristi di ogni colore. Il titolo è stato concertato con la casa editrice, la Sperling & Kupfer. Rende immediatamente l’idea, molto efficace.
Quali e quante emozioni ha provato durante le varie fasi di scrittura dei
capitoli.
Scrivere questo libro e, soprattutto, andare in giro per l’Italia ad incontrare parenti, genitori, figli e vedove delle vittime, è stata una esperienza fantastica anche se dura a livello emozionale. Ne sono uscito più ricco interiormente e sicuramente migliorato come uomo. Gli stati d’animo a volte non si possono spiegare con facilità, sarebbe riduttivo e probabilmente non verrebbe nemmeno compreso da chi ascolta e non ha provato le stesse cose. E’ umano. Posso dire che ogni volta che incontravo qualcuno, sentivo una storia, sedevo insieme ad un nucleo familiare, diventavo un tutt’uno con loro.
Prova ancora nuove emozioni quando rilegge il suo libro?
Da quando ho consegnato Divise forate alle stampe e ho avuto tra le mani il libro un volta pubblicato mi è capitato di rileggerlo per vedere cosa andava bene e quello che, magari, avrei potuto scrivere in maniera diversa. Dilungarmi su alcuni aspetti, accorciarne altri. Fa parte del mio carattere. Per quanto riguarda le emozioni, ce ne sono sempre di forti e nuove perchè più metabolizzo ciò che ho scritto, più metto a fuoco con animo sereno e senza fretta le tante situazioni con cui sono stato in contatto e più prendo coscienza di quanto sia stato importante ciò che è avvenuto. Persone fino a quel momento sconosciute hanno aperto il loro animo e non deve essere stato facile per niente ma si sono fidate di me e questo gesto mi accompagnerà per sempre.

Dalle consultazioni e dai commenti generali, il libro ha ottenuto molto
successo sia di vendita che di critica. Cosa ci dice a riguardo?
La cosa mi rende molto felice e soddisfatto perchè è segno evidente che il mio libro sta contribuendo ad aprire una finestra su una realtà del nostro Paese, per troppo tempo trascurata. Per diversi anni e in modo inspiegabile le storie di chi ha perso la vita perchè indossava una uniforme sono rimaste chiuse nel dimenticatoio. E’ giunto il momento di restituire almeno dignità a chi ha perduto la vita per difendere le Istituzioni.
Quanto è stato prezioso il supporto e le indicazioni di appartenenti alle
forze dell’ordine.
Ritengo di fondamentale importanza l’aiuto che mi è stato fornito dai membri delle forze dell’ordine, in particolare polizia e carabinieri. Nel libro, non a caso, faccio dei ringraziamenti specifici in tal senso. Quando si raccontano fatti del genere è importante avere dei documenti su cui confrontarsi per ricostruire con la dovuta perizia gli avvenimenti. Divise forate è una testimonianza importante anche per questa ragione.
Si pensa ad una seconda stampa, ad un continuo?
Nell’aria qualcosa c’è ma non dipende solo da me. Una cosa è certa, se il libro proseguirà ad andare bene sarà per me un onore scrivere ancora.
Più di un anno fa lei fu ospite della serata di gala in memoria dei
caduti delle forze dell’ordine a Roma, organizzata dalla nostra rivista
(Atlasorbis) e dall’Associazione Argos. Cosa ricorda di quella serata?
Ricordo con particolare trasporto quella serata, fuori la pioggia battente ma all’interno del teatro tanto calore. Sono grato a Guglielmo Frasca di avermene dato l’opportunità invitandomi. Fu in quella occasione che incontrai i parenti di alcuni servitori dello Stato caduti che, di lì a poco, diventarono alcuni dei protagonisti del libro. Le famiglie di Ciro Capobianco (polizia), Francesco Salerno (guardia di finanza), Domenico Ricci (carabinieri) e Paolo Cortopassi (corpo forestale).

La redazione di Atlasorbis è composta prevalentemente da appartenenti alle forze di polizia, alcuni dei quali lei conosce bene. Quale saluto e quale messaggio intende lasciare Alessandro Placidi ai nostri lettori.
Divise forate nasce da una mia idea che si è potuta realizzare anche grazie agli amici di Atlasorbis. La vita ci ha portato a conoscerci un po’ per caso ma nel corso dell’esistenza molto spesso è proprio grazie alla casualità che si intrecciano i legami più solidi, credo che questa mia esperienza ne sia una ampia dimostrazione. Faccio i complimenti a tutti voi della redazione per quello che avete realizzato faticosamente fino ad oggi e, soprattutto, alle tante cose che avete in programma di realizzare nell’immediato e in futuro. Conoscendo quali sono gli ostacoli che bisogna superare quando ci si imbatte in una avventura editoriale, direi che il vostro lavoro merita veramente una menzione a parte. Visto il periodo, colgo l’occasione per augurare a tutti buone vacanze.

di G. Guerrisi
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Redazione Nazionale

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