“Lo sport come valore primario per una crescita sana ed equilibrata”

Oggi parleremo dell’unica associazione sportiva dilettantistica di taekwondo tradizionale piemontese accreditata alla Libertas Piemonte (ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI), il Team Mulè della International Chang-Hon Taekwon-do Federation. Lui è Lorenzo non è un atleta come gli altri, figlio del maestro e capitano del team. Poi c’è Gaia anch’essa figlia e Istruttrice del team. Per alcuni essere figli del maestro può essere vista come una “scorciatoia” per arrivare prima alla cintura nera, permettersi di saltare anche qualche allenamento, o prendersi la libertà di non rispettare le regole ma così non è, anzi è un carico di responsabilità non indifferente. GAIACombattere sempre per primi e sostenere il resto della squadra durante gli allenamenti e in gara specialmente, dare il buon esempio dentro e fuori dal tatami malgrado la loro giovane età è davvero ammirevole da parte loro. Durante un campionato europeo svoltosi ad Ariccia con undici nazioni presenti ed oltre trecento atleti suddivisi in categorie di bambini, cadetti, junior ed adult, il Team Mulè partecipò con dodici atleti tutti saliti sul podio con oltre venti medaglie tra le discipline del combattimento (sparring) e le forme (tul). Lorenzo poco più che undicenne stanco degli incontri precedenti dovette scontrarsi in finale con un bimbo della sua stessa età con cintura superiore. Durante la competizione ebbe un malore, l’arbitro chiese al suo maestro/padre di sospendere l’incontro. Lo stesso prese il figliolo lo fece sedere sulla sua sedia, gli tolse il paradenti esclamandogli: “Figlio ricordati che più difficile è la vittoria, più grande sarà la felicità nel vincere, quindi ora tu vai al centro di quel tatami e dimostri a tutti chi sei intesi”? Fu davvero da brividi quando l’arbitro gli alzò il braccio sinistro in segno di vittoria, la sua prima medaglia d’oro. LORENZO E GAIAO come Gaia al palazzetto dello sport di Zurigo durante il campionato del III Open Swiss, combatté come una leonessa senza indietreggiare di un solo passo nonostante avesse il crociato del ginocchio sinistro rotto, avanzava sferrando calci e pugni, chiaro segno di amore per questo sport e di spirito indomabile (quinto principio della filosofia di questa nobile arte marziale coreana) e portando alto il nome della squadra ma soprattutto i colori della nostra amata bandiera tricolore. Tutto questo ora appare un ricordo lontano, dopo un anno ancora in zona rossa con il cuore in mano prima che la voglia di lottare sparisca definitivamente per gli effetti della pandemia. (Parla il presidente Alfredo MULE’) continua – ho visto alcuni ragazzi che alleno spegnersi dentro e perdere la motivazione, abbandonarsi alla pigrizia senza desiderare altro che passare il tempo a dormire perché stanchi delle lezioni in didattica a distanzao distrarsi davanti a un videogame. Ragazzi attivi che prima della pandemia erano sempre presenti ad ogni allenamento, ora rinunciano allo sport perché non hanno più obiettivi.Gli è stata negata la possibilità di socializzare con i loro amici e compagni prima chiudendo la scuola e ora gli viene negato l’unico momento in cui possono sfogare la propria frustrazione in maniera controllata e costruttiva. LOGOHo fatto dello sport la mia vita e ho sempre combattuto il bullismo giovanile. Anni e anni di duro lavoro per far comprendere certi valori attraverso lo sport e le relazioni in una squadra, sfumati in un secondo. Come faccio a convincerli a non arrenderti se non ha più voglia di fare sport, senza potergli offrire nulla in cambio? Ho una seriapreoccupazione che una volta vinta la pandemia e tornati alla normalità, i danni causati a bambini e ragazzi continueranno per parecchi anni. Nessuno ne parla, come se i problemi di un’intera generazione non fossero abbastanza importanti nella società che ci circonda.LORENZO

Maestro Alfredo Mule’

16/04/2021

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale