Sicurezza nucleare Intervista dell’Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica del Kazakhstan in Italia A. Yelemessov

Ambasciatore Yelemessov, quanto e come è cambiata la politica nucleare dopo la tragedia di Cernobyl?

Chernobyl – è una terribile tragedia. Posso dire con certezza, perché sono stato partecipante diretto di quegli eventi. Una cosa è leggere su Chernobyl, essendo lontano ed è piuttosto un altra cosa vederlo. Per me è stato molto impressionante, e le immagini di questa tragedia rimarranno nella mia mente per molti anni. Voi sapete che c’è un detto: “Non esiste il dolore degli altri”.

Lo stesso vale per i disastri nucleari. Non esiste la tragedia di un paese, i disastri nucleari non hanno i confini. Si tratta di una minaccia diretta per la salute umana e per l’ambiente.

Essi influiscono su tutte le attività economiche, cominciando dall’agricoltura al commercio e ai servizi mondiali. Dopo la tragedia di Chernobyl il mondo ha pensato al fatto che le questioni dell’energia e della sicurezza nucleare non sono più i questioni di sovranità di un paese, esse sono importanti per il mondo intero. Il Kazakhstan ne ha più volte parlato dai palchi di tutti i forum internazionali e dalle piattaforme competenti. Chi, se non il Kazakhstan, che ha subito le conseguenze dell’uso delle armi nucleari a terra, in aria e sotto terra, ha tutto il diritto morale di dire “No” alla proliferazione delle armi nucleari e invitare la comunità internazionale ad abbandonarlo irrevocabilmente.

Durante i quattro decenni di test sulla terra kazaka sono stati svolti più di 450 esplosioni, di cui più di 120 – nell’atmosfera. La loro capacità totale è stata in grado di distruggere due migliaia e mezzo di Hiroshima. La radiazione ha colpito più di trecento mila chilometri quadrati di territorio. Questo è paragonabile all’area di uno dei paesi europei più grandi, per esempio, come la Germania. Dagli effetti dei test nucleari ha sofferto più di mezzo milione di persone. Le iniziative internazionali del Kazakhstan nel settore della non proliferazione hanno già ricevuto il sostegno della comunità internazionale, tra cui la dichiarazione del 29 agosto come “La Giornata Internazionale contro i test nucleari” durante la 64a sessione dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

La proposta di adottare una Dichiarazione universale di un mondo libero dal nucleare, che è stata annunciata dal Presidente del Kazakhstan Nursultan Nazarbayev al vertice sulla sicurezza nucleare mondiale a Washington nell’aprile del 2010. Il lancio del Progetto Internazionale ATOM (Abolish Testing. Our Mission), che è stato lanciato dal Capo del nostro Stato in una conferenza parlamentare internazionale “Dal divieto dei test nucleari per un mondo libero dalle armi nucleari”, il 29 agosto 2012 ad Astana. Per molti, l’energia nucleare è una scelta pulita e logica in tempi di riduzione delle risorse naturali. Ma gli eventi ci costringono a riflettere su questo tema: abbiamo calcolato i rischi e il costo? Stiamo facendo tutto il necessario per garantire la sicurezza delle persone? Le fonti energetiche rinnovabili sono promettenti. Ma in un prossimo futuro non possono dare una tale quantità di energia richiesta dai tempi crescenti di sviluppo dell’economia globale. Ad oggi, l’umanità non ha una fonte più potente e accessibile di energia nucleare.

Ora circa 40 paesi stanno svolgendo la ricerca nel campo dell’energia nucleare a scopi pacifici. I 15 paesi stanno costruendo o progettando di costruire centrali nucleari, tra di loro anche il Kazakhstan. Per noi, l’energia nucleare è uno dei grappoli di innovazione. Noi abbiamo un quarto delle riserve mondiali di uranio. Abbiamo un grande potenziale di ricerca e le infrastrutture dell’energia nucleare. Seguendo rigorosamente obblighi internazionali, abbiamo fornito un elevato livello di sicurezza per tutti gli oggetti di “atomo pacifico”. Voglio sottolineare che il Kazakhstan è sempre stato, e sempre sarà il partner più affidabile in materia di non proliferazione, del disarmo e dell’uso pacifico dell’energia atomica.

Eccellenza, Lei ha una grande esperienza di politica internazionale, e recentemente ha definito il Kazakhstan il ponte tra Asia ed Europa. Quanto ritiene fondamentale questo ruolo nel dialogo in tema di sicurezza internazionale, soprattutto agli intenti contenuti nel c.d. Progetto Atom” ?

La politica del Kazakhstan volta a liberare l’umanità dalle armi nucleari e rafforzare il regime di non proliferazione ha sancito la leadership mondiale del nostro paese nel campo del disarmo nucleare, la non proliferazione e la sicurezza nucleare. Indubbio che il primo passo verso lo sviluppo della futura politica di non-proliferazione del Kazakhstan, è stata la chiusura del poligono sperimentale di Semipalatinsk il 29 agosto del 1991.

E’ stato il primo caso nella storia del mondo di chiusura di un poligono nucleare a volontà del popolo. Solo dopo questo si sono fermati gli altri grandi poligoni del pianeta – in Nevada, in Nuova Terra (Arcipelago Russo), Lop Nur e Mururoa. Il progetto ATOM è diventato una nuova importante iniziativa del nostro Presidente, che continua la politica di realizzazione del disarmo nucleare globale. Si tratta di una campagna internazionale volta a informare la comunità mondiale sulle minacce e sulle conseguenze di sperimentazioni delle armi nucleari. Esso mira a coinvolgere la società civile e le organizzazioni non governative e le organizzazioni giovanili nella lotta per interruzione delle sperimentazioni di armi nucleari, per promuovere la rapida entrata in vigore dell’Accordo sul divieto totale dei test nucleari e sulla liberazione del mondo dalle armi nucleari.

Nell’ambito del progetto qualsiasi persona sul pianeta, che si oppone alle armi nucleari, può sottoscrivere la petizione on-line ai leader e ai governi del mondo con il richiamo di abbandonare per sempre i test nucleari e ottenere la rapida entrata in vigore dell’Accordo sul divieto totale dei test nucleari. Durante i due anni trascorsi dal momento dell’annuncio di tale iniziativa, è stato svolto un grande lavoro per promuoverla. All’Aia, Ginevra, Washington, Oslo, Mosca, Tokyo, Nagasaki, Hiroshima, Berlino, presso l’ONU a New York e a Vienna, è stata fatta la presentazione del progetto, così come la mostra di dipinti del famoso artista, dell’Ambasciatore Onorario del progetto ATOM Karipbek Kuyukov.

Attualmente il numero totale dei firmatari della petizione del Progetto ATOM in Kazakhstan e sulla pagina web www.theatomproject.org conta circa 100 mila persone provenienti da più di 100 paesi di tutto il mondo. Inoltre, in passato e anche quest’anno il 29 agosto si è tenuto il minuto di silenzio dedicato alle vittime dei test nucleari nel mondo, a cui hanno partecipato molte persone provenienti da tutto il mondo. Crediamo fermamente che più forte è il sostegno pubblico che verrà generato nell’ambito del Progetto ATOM attraverso i suoi sforzi di istruzione e di sensibilizzazione e la campagna internazionale di raccolta firme sulla petizione contro le sperimentazioni di armi nucleari, e più efficace sarà il progetto in qualità di sostegno degli sforzi delle organizzazioni non governative, dei parlamentari e degli attivisti. Alla fine, tutto ciò contribuirà a influenzare sui leader dei paesi più importanti per fare i passi necessari per realizzare un mondo libero dalle armi nucleari.

Sempre in tema di disarmo nucleare, secondo il Suo parere, la c.d. “la democrazia imperialista degli Stati Uniti” con l’attuale Presidente Obama si è indebolita o è sempre predominante nelle decisioni di impatto globale?

Gli Stati Uniti d’America, essendo una delle più grandi potenze nucleari del mondo ed avendo una significativa capacità nucleare, tuttavia, svolge un ruolo attivo su scala globale nella questione del disarmo nucleare.

Prima di tutto si deve rilevare che l’iniziativa del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama con lo svolgimento dei vertici globali sulla sicurezza nucleare, ha svolto un ruolo storico nel promuovere la pace e la sicurezza nel mondo. Questi vertici sono diventati una piattaforma per la ricerca di un approccio equo sulle questioni chiave all’ordine del giorno, come un importante strumento per promuovere la cooperazione internazionale nel settore della sicurezza dei materiali nucleari.

Nel marzo di quest’anno si è tenuto all’Aia il terzo vertice sulla sicurezza nucleare sui cui esiti i Capi di Stati hanno emesso un comunicato, nel quale è stata data una chiara valutazione del terrorismo nucleare come una moderna sfida del sistema di sicurezza internazionale. Va notato anche un altro evento importante nel settore della sicurezza nucleare: il 6 Maggio 2014 nella sede dell’ONU a New York, i rappresentanti degli Stati Uniti, insieme ai rappresentanti di altri Paesi, “I ?inque del Nucleare” – Gran Bretagna, Cina, Russia e Francia, hanno firmato il protocollo del trattato sulla creazione di una zona libera da armi nucleari in Asia centrale (CANWFZ), alla quale il Presidente del Kazakhstan Nursultan Nazarbayev ha invitato nel suo discorso al Vertice sulla Sicurezza Nucleare a L’Aia.

In questo modo è stato fatto un nuovo importante passo nel processo giuridico di costituzione della zona nominata, e le cinque potenze nucleari riconosciute hanno garantito di non usare armi nucleari contro le cinque parti del trattato. Inoltre non dobbiamo dimenticare che dopo la chiusura del poligono di test nucleari di Semipalatinsk e la rinuncia da parte del Kazakhstan del quarto arsenale nucleare, gli Stati Uniti, insieme alla Russia, hanno partecipato alla liquidazione dell’infrastruttura del poligono.

Ambasciatore, può esprimere alcune riflessioni sul dopo elezioni in Afghanistan in merito alle nuove strategie per la stabilizzazione del Paese?

Come sapete, nella fase attuale l’Afghanistan sta attraversando un momento difficile di transizione. Entro la fine dell’anno in corso dovrà concludersi il ritiro della parte principale della International Security Assistance Force (ISAF). A questo proposito, continua il passaggio dall’ISAF alle autorità afghane di piena responsabilità nel campo della sicurezza. Inoltre, quest’anno diventa per il Paese politicamente saturo. Dopo tutto, gli avvenimenti si sono svolti in modo controverso, c’è stata una serie di problemi connessi con il completamento delle elezioni presidenziali, con la contestazione dei risultati da parte di uno dei candidati per il posto – Dr. Abdullah Abdullah – ex ministro degli Affari Esteri.

Oggi, l’Afghanistan e la comunità internazionale, compreso il nostro Paese, con grande speranza aspetta cambiamenti positivi in relazione con l’elezione di un nuovo presidente. Questo può cambiare radicalmente la situazione nel Paese in termini di raggiungimento della stabilità sociale e della ripresa economica. Nei programmi pre-elettorali entrambi i candidati presidenziali – Ashraf Ghani Ahmadzai e Abdullah Abdullah – hanno espresso l’impegno per le riforme, la prosecuzione delle riforme democratiche, l’ulteriore sviluppo dell’economia nazionale prendendo in considerazione le ricche risorse naturali, il personale qualificato e le opportunità di cooperazione regionale e internazionale. Il nuovo presidente dovrà svolgere una delicata politica interetnica che soddisfi le esigenze di tutti i gruppi etnici del Afghanistan: pashtun, tagiki, uzbeki, hazara, turkmeni e altri. Ciò può essere raggiunto solo attraverso strumenti di sistema democratici e parlamentari, nonché attraverso lo sviluppo di una strategia per l’unità nazionale. In questa direzione, per loro sarebbe utile l’esperienza del Kazakhstan nel raggiungimento della pace e l’armonia tra persone di diverse etnie, nazionalità e religioni.

Questo ci viene spesso ricordato sia da parte dei funzionari afghani, sia dagli esperti internazionali. In generale, le autorità del Kazakhstan considerano la Repubblica Islamica dell’Afghanistan come un potenziale partner nella regione. Ha ampie possibilità di transito con accesso agli Stati dell’Asia meridionale. A questo proposito, il nostro paese è interessato al rapido ripristino della stabilità in RIA (Repubblica Islamica dell’Afghanistan), che sarà davvero d’aiuto nello sviluppo attivo di legami commerciali ed economici. Ad oggi, la cooperazione tra i nostri Paesi non si limita alla fornitura di assistenza umanitaria. In particolare, nel quadro dell’assistenza dei donatori, in Afghanistan è stata ricostruita la strada Taloqan – Kunduz – Shir Khan Bandar, è stata costruita una scuola e completata la costruzione dell’ospedale. In fase di preparazione un’altro sostegno finanziario regolare di 1,5 milioni di dollari destinati per i progetti dello sviluppo. In particolare bisogna mettere in rilievo il successo dell’attuazione del programma statale educativo Repubblica del Kazakhstan – Repubblica Islamica dell’Afghanistan di formazione negli istituti di istruzione secondaria e superiore del Kazakhstan dei mille studenti afghani.

Crediamo che questo sia un contributo tangibile del nostro governo negli sforzi di stabilizzazione della comunità internazionale in RIA, perché in questo stato pur troppo i giovani sono stati a lungo al di fuori della formazione. Nell’ambito della Commissione intergovernativa (CIG) “Kazakhstan – Afghanistan” sulla cooperazione commerciale ed economica, si stanno sviluppando le relazioni commerciali tra gli imprenditori dei nostri Paesi. Il Kazakhstan immette le merci che si possono implementare con successo sul mercato afghano. Le merci principali sono: il grano e la farina, l’olio vegetale e i legumi, l’olio e i lubrificanti, i prodotti per la casa, i medicinali e le attrezzature mediche, i materiali da costruzione e il metallo.

Quest’ ultima domanda è rivolta all’Ambasciatore Andrian Yelemessov nella veste di uomo stimato per la Sua saggezza politica e diplomazia che in passato l’ha sempre contraddistinta; che cosa suggerirebbe al ns. Ministro degli Esteri in materia di controllo del fenomeno migratorio in Italia?

La crescita dei flussi migratori verso l’Europa che si osservata negli ultimi anni, indica chiaramente l’instabilità nel mondo. Una serie di conflitti militari in Medio Oriente e le violenze in corso in un certo numero di Paesi africani, insieme con il deterioramento della situazione economica generale nel mondo, ha causato una massiccia migrazione di persone nei Paesi con clima più favorevole dal punto di vista del piano socio-economico. L’Italia, a causa della sua posizione geografica è “in prima linea” nella lotta all’afflusso di immigrazione illegale e, quindi, la preoccupazione delle autorità del Paese a questo problema è abbastanza chiara.

Da un lato, la migrazione incontrollata in qualsiasi Paese genera problemi connessi: un aumento del tasso di criminalità, il deterioramento della situazione sociale. D’altra parte, queste persone sono in molti casi fuggono nella speranza di una vita migliore, diventando vittime di conflitti e spesso rischiando la vita per raggiungere l’Europa. A sua volta, oggi in Europa non mancano i problemi economici personali e contenere un numero così elevato di rifugiati, i singoli Paesi semplicemente non sono in grado. A mio parere, qui è necessaria una politica equilibrata su scala globale europea con gli sforzi di tutta l’Unione Europea, in quanto i recenti eventi mondiali danno motivo di ritenere che il flusso migratorio in un prossimo futuro aumenterà. Per risolvere il problema non l’ultima posizione gioca un efficace cooperazione dell’UE con i Paesi confinanti della regione.

In generale, vorrei sottolineare che il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana è un politico saggio di esperienza vissuta, e quindi sono sicuro che il Ministro degli Esteri ha le risposte a tutte queste domande e metodi efficaci per la loro risoluzione.

16/10/2014 Fabrizio Locurcio

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Di Atlasorbis

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