Il tifo costituisce un fenomeno complementare, speculare a quello meramente agonistico dello sport, in particolar modo del calcio. Quando nel lontano 1857 Nathaniel Creswick e William Prest fondarono lo Sheffield FC, il primo e più antico club professionistico del mondo nessuno avrebbe mai pensato che quella che sembrava essere una realtà secondaria e satellitare, relegata al semplice ruolo di sostegno sarebbe diventata invece un fenomeno a sé stante dalle molteplici declinazioni sociologiche.Oggi, a 155 anni di distanza, tali declinazioni si palesano in espressioni subculturali caratterizzate da un senso di forte appartenenza identitaria all’interno di realtà aggregative fortemente gerarchizzate, la cui analisi coinvolge direttamente la sociologia dei gruppi.

A qualunque tipo di osservatore tali gruppi si presentano come formazioni strutturate di persone in cui ognuno ha un ruolo ben preciso, compiti da svolgere e intrattiene relazioni con gli altri componenti, rapporti cementificati da una rocciosa condivisione di valori. Ciò che era una semplice, seppur rumorosa, cornice dell’evento sportivo assurge così al rango di realtà che prescinde da quest’ultimo, ricca di tanti altri significati non necessariamente sportivi, con regole ben precise contestualizzate in una serie di diritti e doveri. Anche quando la partita è finita i tifosi continuano a vivere all’interno di queste dinamiche sociali, a volte trascurandone altre come la famiglia o la rete amicale che vedono ridotto il tempo a loro dedicato perché monopolizzato dalla vita di curva. Inoltre nel mondo, da molto tempo a questa parte, il tifo è diventato fortemente politicizzato secondo connotazioni estremiste che vanno da destra a sinistra tanto da assumere, in certi casi, atteggiamenti e conseguenti azioni che esulano completamente dall’ambito sportivo fino a sfociare nella violenza più cieca e immotivata, in vere e proprie battaglie per il territorio. Insomma ormai il tifo costituisce un fenomeno che ha assunto nel tempo un notevole peso sociale e in quanto tale deve essere analizzato, monitorato e in certi casi letteralmente contenuto. Il tifoso rappresenta una precisa tipologia di individuo che trova nella curva un’efficace agenzia di socializzazione e di scambio. Tutto questo può essere positivo se poi non degenera trasformando lo stadio in un luogo da cui far partire crociate sociali, politiche, razziali che con lo sport c’entrano davvero poco.

Marino D’Amore

01/11/2012

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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