Gli ultimi tre anni l’Europa vive probabilmente la più profonda crisi economica della sua storia contemporanea dopo la fine della seconda guerra mondiale e la fondazione della Comunità Europea pochi anni dopo. Tutto il continente europeo viene provato dalle conseguenze della crisi finanziaria e in paricolare i paesi-membri della zona euro. Questi anni nel quadro dei paesi-membri della zona euro si sono formate due tendenze politiche-economiche contradditorie: da una parte il direttorio dell’asse Berlino-Parigi che promuove una politica economica intransigente che si potrebbe anche caratterizzate quasi centrifuga e dall’altra parte i paesi-membri della zona euro che hanno bisogno di soluzioni finanziarie immediate, come il rilascio dell’Eurobond direttamente dalla Banca Centrale Europea, il rafforzamento delle istituzioni economiche, etc.

In realtà, come nasce la crisi finanziaria globale che ha provocato la crisi finanziaria europea e cosa succede nella zona euro e in paricolare nei paesi del Sud come la Grecia? La maggioranza degli economisti non ha ormai dubbi: secondo loro la causa fondamentale della crisi finanziaria mondiale è la diminuzione di un indicatore economico molto importante, il calo del rendimento medio del profitto che ha generato negli ultimi anni una reazione a catena e l’ammontamento del capitale finanziario. Per quanto riguarda il caso greco, il dott. Bogiopoulos nel suo ultimo libro descrive le caratteristiche economiche e sociali del problema concludendo alla sua analisi che praticamente si tratti di una crisi sistemica del capitale monetario e finanziario.

L’economia greca si trova nel quarto anno di una depressione profonda come risultato non solo della crisi finanziaria globale e della crisi di debito nelle economie della zona euro, ma anche di scelte politiche ed economiche sbagliate del governo di Atene dettate nella loro maggioranza dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Commissione Europea e dal Eurogroup. Secondo Michel Rocard, ex Primo Ministro della Francia (1988-1991), mentre la FED e la BCE prestano alle banche private enormi capitali con un tasso di 0,01%, gli Stati europei come l’Italia, la Grecia, la Spagna etc. stipulano accordi di prestito che costano 600 o addiritura 1000 volte di più con un tasso del 6% circa.

In Grecia, tutto è iniziato con gli incontri di Papandreou con Dominique Strauss-Can alcuni mesi prima delle elezioni nazionali del settembre 2009, quando ancora c’era nel governo la destra di Karamanlis. Nel ottobre 2009 Papandreou diventa primo ministro di un governo che ha fatto praticamente di tutto pre rallentare l’economia greca e preparare sostanzialmente il suo ingresso del FMI pochi mesi dopo nel maggio del 2010. Il primo memorandum con il FMI e l’EFSF ha cambiato radicalmente il volto della Grecia nell’arco di pochi mesi:

– da 50-60% la diminuzione degli stipendi nel settore pubblico (in media da 1600 euro al mese a 800 euro),

– da 40-60% i tagli delle pensioni,

– da 30-50% i tagli degli stipendi nel settore privato,

– il secondo memorandum ha portato il ribasso del costo del lavoro e lo stipendio minimo da 780 euro oggi non supera i 560 euro lordi,

– forte calo del consumo,

– migliaia di piccole e medie imprese terminano questi tre anni la loro attività e chiudono,

– la disoccupazione dal 10% arriva ufficialmente al 21% (circa 1.500.000 persone), ma molti studiosi calcolando i non registrati, il lavoro nero, i precari, i part time etc. parlano addiritura di più di 2 milioni di disoccupati effettivi che in un paese di 12 milioni di abitanti costituiscono più del 25% della forza lavoro,

– a livello sociale, i dati parlano di un decollo nel numero dei senza tetto che arrivano o addiritura superano i 100 mila, soprattutto ad Atene,

– scuole, ospedali e servizi sociali chiudono

– aumento delle tasse a tal punto che la famiglia media non ha la possibilità di pagare (un dato caratteristico costituisce il fatto che lo scorso anno migliaia di persone hanno depositato le targhe delle loro auto dato che non potevano pagare le tasse),

– forte crescita dei suicidi.

L’elenco delle conseguenze è molto probabile che sia infinito per l’economia e la società greca. Il caso greco però funziona a livello comunicativo e costituisce a livello europeo un paradigma negativo per il controllo della psicologia di massa. È stato notato che negli anni quando tagliano le pensioni in Italia o gli stipendi in Spagna, in Belgio e anche nella stessa Germania, l’argomento principale degli “esperti” e degli “analisti” è che le riforme finanziarie ed economiche siano indispensabili per non diventare come la Grecia, il paradigma comunicativo ideale per il ribasso del costo del capitale lavorativo in tutta l’Europa.

Dietro le scelte politiche del direttorio dell’asse Berlino-Parigi ci siano due obiettivi principali: il sostegno del sistema bancario e il mantenimento del rendimento medio del profitto finanziario in altissimi livelli tramite accordi di prestito drammatici per gli stessi cittadini europei. Mentre Berlino specula prestando capitali ai paesi del Sud tramite EFSF e FMI con tassi inauditi, negando allo stesso tempo il rilascio dell’Eurobond, lo stesso governo tedesco si presta grossi fondi con tasso addirittura negativo. Un pensiero euroscettico è nato da questa situazione quasi drammatica in Grecia e lo condividono molti: forse questa Europa intransigente e filobancaria (non a caso la Grecia e l’Italia hanno Primi Ministri banchieri) è molto povera e sicuramente non all’altezza di ospitare in modo democratico e paritario paesi ricchissimi di cultura e di patrimonio artistico, umano, ambientale, tecnico-scientifico e culturale inestimabile come la Grecia, l’Italia, la Spagna, il Portogallo…Questa nuova idea esprimeranno nelle prossime elezioni tra due mesi i Greci “indignados”.

Ilias Spyridonidis

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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