La triste vicenda di Manfred Gnädinger per tutti “Man”, l’anacoreta tedesco che viveva sulla scogliera prospiciente il porto di Camelle (Concello de Camariñas) facendo sculture di sassi, è significativa per comprendere meglio il disastro della  petroliera Prestige, uno dei peggiori nella storia dell’industria petrolifera. Si chiama Costa da morte quella dove la “carretta del mare” battente bandiera di comodo delle Bahamas, partita da San Pietroburgo e diretta a Gibilterra, è affondata il 19 novembre 2002 devastando oltre 1.700 chilometri di litorale in Spagna, Francia e Portogallo. Una catastrofe che ha compromesso irreparabilmente sia l’economia galiziana, fondata sulla pesca, che l’intero ecosistema. Gli abitanti di Camelle sono sicuri che Man sia morto di crepacuore nel vedere le sue opere, diventate famose in tutto il mondo, danneggiate da quella marea nera. Lo hanno trovato steso sul pavimento della sua capanna il pomeriggio di sabato 28 dicembre, aveva 66 anni e molti di essi li aveva trascorsi in riva al mare, “quasi” nudo anche quando arrivava l’inverno, a raccogliere sassi e pezzi d’osso per metterli uno sopra l’altro. Aveva un talento per fare con quello che a nessuno serviva delle strane, tondeggianti sculture che poi colorava. Erano la sua vita, erano le uniche cose che aveva. Pochi giorni della sua fine, sconvolto e preoccupato per quello che il petrolio stava facendo all’Oceano e alle sue creazioni, aveva scritto una sorta di testamento al quotidiano La Voz de Galicia, voleva che quelle pietre macchiate di nero rimanessero li a simboleggiare il disastro ecologico e che fossero le autorità locali ad occuparsi della sua “creatura”. Tutto ciò lasciava presagire la fine di una storia iniziata tanti anni prima quando ancora si chiamava Manfred Gnädinger ed aveva deciso di lasciare la sua Germania, dove era nato il 27 gennaio del 1936, per trasferirsi prima in Italia e poi in Galizia.Casa Museo do Alemàn in Camelle museo di Man de Camelle

Arrivato in paese nel 1962, si presentava alto e magro, vestiva in modo elegante e andava a messa tutte le domeniche. Una delusione amorosa con una maestra del posto, che si era messa con lui solo per imparare il tedesco, lo aveva spinto ad una trasformazione radicale. Aveva chiesto ed ottenuto la cittadinanza spagnola ed aveva acquistato un terreno dietro la diga del porto di Camelle dove aveva costruito una piccola baracca e si era trasformato in “Man il tedesco”, o meglio, “El Aleman”. Da autentico naturalista qual era, aveva sostituito gli abiti borghesi con un perizoma marroncino “tabarrabos” di sua fabbricazione ed aveva iniziato a vivere in simbiosi con l’Oceano che gli regalava sempre nuovo materiale per continuare a creare quel monumento senza fine. In principio erano in molti a pensare che fosse un pochettino toccato ma poi lo avevano adottato ed erano orgogliosi di avere lì un artista, pure se “sui generis”. Nel suo testamento “El Alemàn” oltre a lasciare i suoi pochi beni allo Stato spagnolo, con la speranza che la casa venisse conservata e diventasse un museo, chiedeva anche di essere sepolto all’interno del suo “Jardìn marino”. A questo ha provveduto la “Fundaciòn  Man” che nel 2012 ha sistemato l’urna contenente le sue ceneri dentro la capanna dove aveva trascorso gran parte della sua vita. Sempre nel rispetto della sua volontà è stato aperto un centro culturale alla sua memoria che si chiama “Casa do Alemàn” dove vengono esposte tutte le sue opere. Con un pizzico di orgoglio posso dire di essere stato uno dei pochi italiani ad aver scambiato qualche parola con Man. A distanza di tanti anni mi assale la consapevolezza dell’unicità di quell’esperienza. Mi rendo conto di quanto sia difficile raccontare in poche righe ciò che mi è capitato quel lontano 1997 quando, accompagnato dagli amici di Traba (Concello de Laxe), ho avuto l’opportunità di conoscere l’unico “ jardín marino de esculturas en el mundo”. Lo scorso anno, dopo aver camminato insieme a mia moglie Paula da Santiago a Finisterre, sono tornato a Camelle e mi si è gonfiato il cuore di malinconia nel vedere quelle straordinarie sculture antropomorfe imbrattate dal “Chapapote”. Ho voluto raccontare questa storia, poco conosciuta in Italia e sicuramente anche in Germania, per invitare i pellegrini che terminano il Cammino di Santiago a Finisterre e Muxìa a visitare il “Xardìn – Museo do Alemàn” e rendere omaggio all’unica vittima “mai dichiarata” di questo naufragio che ha visto tutti i suoi attori incredibilmente “assolti” dall’accusa di “crimini contro l’ambiente”. Da autentico artista, Manfred Gnädinger era riuscito ad attraversare quella spessa cortina che lo divideva dai suoi sogni e dalle sue visioni sottraendosi agli schemi convenzionali della vita. Mi piace immaginarlo lassù, finalmente libero di esprimere la sua arte senza più temere disastri causati dalla stupidità degli uomini.

01/10/2016

Cav. Valentino PISEGNA

Comendador de la “Orden del Camino de Santiago”

www.ordendelcaminodesantiago.es

 

Los cantos rodados por el oleaje dan un aspecto daliniano a las esculturas del Museo de Man, en Camelle.
Los cantos rodados por el oleaje dan un aspecto daliniano a las esculturas del Museo de Man, en Camelle.
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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale

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