FABIO PETRUZZI - AS ROMA - Atlasorbis.it
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Fabio PETRUZZI intervista Atlasorbis

CALCIO- INTERVISTA A FABIO PETRUZZI – Tra passato e presente

Atlasorbis ha intervistato Fabio PETRUZZI, un “tuffo” nel passato, quando da calciatore professionista ha giocato accanto a giocatori di grande spessore, e un suo parere tecnico sull’attuale campionato di serie A, appena iniziato.

È stato per 127 volte baluardo difensivo della retroguardia giallorossa facendo coppia con un certo Aldair Nascimento Dos Santos più semplicemente conosciuto come Aldair. Lui romano, testaccino ad essere più precisi, un giorno venne designato suo erede dal mito Franco Baresi. Le sue ottime prestazioni non passarono inosservate all’allora ct della nazionale italiana Arrigo Sacchi che gli fece indossare la maglia azzurra nell’amichevole disputata a Zurigo contro la Germania. Parliamo di Fabio Petruzzi, soprannominato ”Blu Eyes” per i suoi occhi color mare limpido, al quale abbiamo chiesto qualche curiosità e un suo pensiero sulla Roma di oggi e più in generale sul calcio italiano ma non solo, nonché su alcuni dei protagonisti con i quali ha condiviso tanti anni di calcio.

COSA PORTA SECONDO TE L’ARRIVO DI MOURINHO ALLA ROMA E ALL’AMBIENTE CHE LA CIRCONDA?

L’arrivo di Mourinho a Roma sicuramente ha portato e porta tanto entusiasmo. È un allenatore tra i più vincenti al mondo è un top player e faccio i complimenti alla società perché in silenzio quando giravano altre voci hanno portato un grande allenatore e sicuramente ripeto tanto entusiasmo. Certamente è un allenatore che sai che è una garanzia e che da qui a breve termine porterà a casa qualche trofeo, perché Mourinho è un allenatore che se ha accettato evidentemente sa che ci sono le basi e le condizioni per fare e anche portare a casa qualche obiettivo qualche traguardo e qualche trofeo. Un allenatore vincente non può rimanere con le mani in mano per tanti anni, quindi complimenti alla società e vediamo cosa succede. Io sono molto ottimista perché Mourinho intanto porterà tanta disciplina, tanto ordine, le regole e mentalità positiva. Sono basi importanti per arrivare a vincere.

AD INIZIO CAMPIONATO E A POCHI GIORNI DALLA CHIUSURA DEL MERCATO CHE VOTO DAI A QUESTA ROMA?

Il voto alla Roma ancora oggi è sette. Sette perché ha preso un grande allenatore, ha tenuto giocatori importanti come Smalling, Zaniolo, Spinazzola anche se purtroppo Spinazzola ha avuto un brutto infortunio. Ha preso due attaccanti molto molto bravi giovani e che sai che davanti sono una presenza, sia Shomurodov che Abraham davanti sono una presenza continua, sono due che danno fastidio, sono due che ogni pallone vanno dentro e sicuramente dimostreranno il loro valore. Manca secondo me ancora un tassello, manca un qualcosa in mezzo al campo un centrocampista di prima fascia, un centrocampista che ha personalità e non a caso Mourinho aveva puntato su Xhaka dell’Arsenal  perché è uno che da le geometrie giuste, da equilibrio, da cattiveria, da personalità e quindi manca secondo me in mezzo al campo quel qualcosa.

COSA MANCA SECONDO TE PER FARE IL GRANDE SALTO DI QUALITÀ?

Per fare il salto di qualità secondo me manca la mentalità che sta portando e cercherà di portare Mourinho sicuramente, e mancano 2/3 giocatori che hanno quella mentalità. Faccio un esempio, il Chelsea che era una squadra giovane ha preso Thiago Silva dietro e guarda caso ha vinto la Champions perché dietro ha dato mentalità, ha dato sicurezza, ha dato esperienza. È uno che ha vinto tanto nella sua carriera e quindi ecco mancano due tre giocatori così, che hanno anche un passato importante. Faccio un esempio c’era Boateng libero del Bayern Monaco e visto l’infortunio di Smalling, secondo me Boateng sarebbe un giocatore alla Thiago Silva, un giocatore che ha esperienza e che ha vinto. Ecco mancano soprattutto sia mentalità sia quei giocatori che ti danno questa mentalità.

È DA POCO INIZIATO IL CAMPIONATO DI SERIE A QUELLO DEL POST EUROPEO CON L’ITALIA VINCENTE. IN VIRTÙ DI CIÒ QUAL’È SECONDO TE IL LIVELLO DELLA SERIE A RISPETTO AGLI ALTRI MAGGIORI CAMPIONATI EUROPEI?

Il livello della serie A secondo me quest’anno si è alzato. Sono tornati allenatori importanti, Allegri, Mourinho lo stesso Sarri. Insomma si è alzato il livello ma naturalmente bisogna fare i conti con la pandemia. Tante squadre hanno fatto poco mercato anche se ultimamente si sta muovendo soprattutto per i grandi calciatori vedi Ronaldo, vedi Mbappè vedi Messi, però per il resto il mercato italiano si è mosso poco. Il livello si è alzato, c’è più autostima, c’è più convinzione che siamo un campionato composto da ottimi calciatori stranieri ma anche ottimi calciatori italiani, non a caso siamo campioni europei. Sicuramente la Premier League è a un livello superiore, non a caso nelle competizioni arrivano sempre fino in fondo le vincono, anche agli Europei sono arrivati in finale con l’Italia quindi la Premier è superiore però in Italia secondo me il livello si è alzato.

 

SEI STATO PER QUATTRO ANNI IL “MINISTRO DELLA DIFESA” BRESCIANA. CHE RICORDI PORTI DI QUEL PERIODO?

Io ho passato quattro anni splendidi a Brescia. Sono andato a Brescia dopo un brutto infortunio alla Roma, il secondo anno di Zeman dove ho avuto la rottura del crociato. Ho avuto una ripresa molto difficile anche di testa, nel senso che è cambiato allenatore è arrivato Capello, ho avuto diversi problemi con lui e quindi era un momento importante della mia carriera a trent’anni avevo ancora due anni di contratto, ero convinto di chiudere la mia carriera a Roma. Così purtroppo non è stato però sono andato a Brescia e quando Carlo Mazzone mi ha subito chiamato non ho esitato un attimo perché a Roma avevo un allenatore con il quale avevo dei problemi e non sapevo se giocavo nel senso che poi l’anno dopo è stato preso Samuel quindi non avrei mai giocato perché Samuel è un giocatore straordinario; c’era Aldair , c’era Zago insomma difficilmente avrei giocato. Sono stato chiamato da Carlo Mazzone e ho accettato a malincuore, sono andato via dalla mia città avevo tutto a Roma. Sono andato a Brescia e ho passato quattro anni splendidi, ho passato quattro anni straordinari, ho conosciuto persone magnifiche, ho avuto un bellissimo rapporto con la città. Abbiamo fatto quattro anni meravigliosi e anche calcisticamente i migliori della storia del Brescia, siamo arrivati ad una finale Intertoto persa contro il Paris Saint Germain per due pareggi, all’epoca c’era ancora il gol doppio fuori casa quindi abbiamo fatto zero a zero a Parigi e uno a uno a Brescia e non l’abbiamo vinta. Siamo arrivati settimi sesta miglior difesa, insomma ho passato quattro anni meravigliosi, naturalmente ho giocato con grandi calciatori non sto qui a dirlo Baggio, Guardiola e tanti altri ancora naturalmente Appiah, Matuzalem, giocatori straordinari e si era composto un gran bel gruppo e non smetterò mai di ringraziarli perché ripeto ho passato quattro anni meravigliosi a Brescia.

E IN PARTICOLARE TRA TUTTI CHI È PER TE CARLO MAZZONE?

Per me Carlo Mazzone è tutto, è stato un secondo padre, è stato un allenatore meraviglioso uno che mi ha fatto crescere come uomo e calcisticamente, devo tutto a Carlo Mazzone per la mia carriera. Non a caso dopo l’inizio un po’ difficile perché ho avuto anche degli scontri con lui, Carlo il mister era una persona che ti diceva in faccia tutto quello che pensava e spesso i primi tempi ho subito anche tanti scontri con lui e questo mi ha fatto capire la stima che aveva verso di me. Non a caso poi ho fatto sette anni con lui che significano tanto. Non smetterò mai di ringraziarlo perché è per me un allenatore straordinario e meritava sicuramente una carriera superiore perché è stato tra i migliori allenatori in Italia sinceramente. Ho conosciuto una persona meravigliosa un uomo, un grande uomo e non smetterò mai di ringraziarlo per tutto quello che mi ha dato e mi ha insegnato.

ULTIMA DOMANDA. UN AGGETTIVO PER DESCRIVERE ROBERTO BAGGIO E FRANCESCO TOTTI

Mah.. gli aggettivi per descrivere Francesco e Roberto, è difficile. Francesco Totti l’ho conosciuto che era ragazzo, giovane, abbiamo passato tanti anni insieme splendido ragazzo, un ragazzo d’oro, famiglia meravigliosa, mamma Fiorella il  grande papà Enzo che purtroppo ci ha lasciato, un uomo meraviglioso, il fratello Riccardo. Ho passato anni meravigliosi con Francesco che era all’inizio della sua carriera, giocatore straordinario, un giocatore che fa la differenza, ha fatto la differenza, ci ha fatto gioire tante volte e ci ha dato emozioni uniche. Roberto Baggio credo sia stato il giocatore italiano più amato al mondo, non ho mai visto così tanto entusiasmo come intorno a lui, in ogni parte d’Italia in ogni parte dell’Europa ovunque siamo andati anche con il Brescia era sempre circondato da tanti fan tante persone amato da tutti, un ragazzo splendido anche lui. Quindi stiamo parlando del top in Italia, stiamo parlando di due giocatori straordinari, diversi perché due numeri 10 diversi. Diciamo che Francesco lo definirei universale, Francesco è un giocatore universale può ricoprire tutti i ruoli d’attacco senza sapere qual è il suo vero ruolo naturale. Francesco ha fatto l’esterno con Zeman e ha fatto due stagioni strepitose ma è impressionante. Ha fatto la prima punta con Spalletti e ha vinto la scarpa doro e ha fatto gol a raffica (ride) ha fatto il trequartista e ha fatto cose straordinarie. Francesco può giocare in tutti i ruoli della parte d’attacco nei tre davanti più la prima punta quindi un giocatore per me universale spalle alla porta, guarda la porta calcia ti manda in porta, fa tutto può far tutto. Roberto Baggio direi l’estro, Roby era imprevedibilità in un attimo vedevi il pallone poi non lo vedevi più. Giocatori diversi, due grandi, grandissimi del calcio italiano. Io ringrazio Dio che ho avuto la fortuna di giocarci insieme e ho conosciuto al di là di tutto anche due persone straordinarie.

 

 

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Per la redazione rubrica “Pianeta Calcio”

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news quindicinale 05 settembre 2021

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Di Atlasorbis

Redazione Nazionale